In Sardegna, il Movimento Cinquestelle ha iniziato la vita politica con le elezioni comunali di Alghero, a giugno 2012, quando un gruppo di attivisti riuscì ad ottenere dalla Casaleggio srl., che fungeva da intermediario, l’autorizzazione all’uso del marchio per presentare la lista.
Così, le visite di Grillo in Sardegna, nel ruolo di fondatore del Movimento, coronarono il sogno di tanti attivisti e l’incredibile esito delle politiche del 2013 (275mila voti, 29.73%, con l’elezione di quattro deputati e di due senatori) rilanciò l’entusiasmo degli attivisti: “Contattai Grillo – racconta Alessandro Polese, tra i fondatori algheresi del Movimento nell’Isola – per sapere se ci fosse la possibilità di costruire una lista coi gruppi di attivisti in previsione delle elezioni regionali del 2014, facendo uso della stessa piattaforma utilizzata per le candidature alle Politiche. Confermò la possibilità (la ribadì anche in occasione delle elezioni comunali di Assemini davanti a decine di attivisti di allora) e mi chiese di preparare una lista di candidati e un programma condiviso da spedire alla Casaleggio srl., al fine di ottenere l’autorizzazione all’uso del marchio. Niente piattaforma, mi disse, ‘per questione di costi…’ , e sottolineò più volte di non mandargli mail né messaggi che lasciassero traccia dell’incarico, richiesta che ovviamente disattesi, e di non comunicare a chicchessia di aver ricevuto questo incarico”.
Forte di questa mandato ‘ufficiale’, Polese cominciò a coinvolgere persone, organizzando incontri, riunioni, facendo tante telefonate, “sottraendo tempo al lavoro e alla famiglia, rendendomi conto di quanto fosse complicato mettere insieme le famose ‘100 teste’, ma soprattutto non mi chiesi perché l’operazione, secondo Grillo, sarebbe dovuta avvenire ‘sottobanco’. Avere fiducia nelle persone e farle impegnare nella redazione di un programma condiviso, che unisse tutti, nell’unico intento di presentarci alle elezioni e scongiurare un altro governo di ‘dinosauri’ isolani non era affatto semplice”. A fine luglio 2013, i primi ‘screzi’ con Grillo: “Gli manifestai la grandezza della difficoltà nel convincere le persone a costituire un gruppo e a candidarsi, per tutta risposta, durante la telefonata, mi urlò di ‘…passare al prossimo’, come se si trattasse di un provino per il “Grande fratello”. Allora, decisi di rivelare ad alcuni l’esistenza e la natura dell’incarico, ma non fui creduto, e ricordo come nell’occasione persi alcuni amici o almeno che io consideravo tali. Da quel momento tutto cominciò a degenerare. Si crearono gruppi autonomi nelle principali città dell’isola, spesso uno contro l’altro. Volarono insulti sui social, nelle assemblee e negli incontri che a vario titolo venivano organizzati da questo o quel gruppo: insomma il caos”.
Anche per i grillini sardi, cominciò la stagione delle riunioni a Tramatza, sovente sede di ‘contese’ politiche, grazie alla sua centralità ‘logistica’ nell’Isola: “Cercai di organizzarle il più partecipate possibile, con l’aiuto di alcune persone che con me hanno vissuto la farsa che di li a poco si sarebbe compiuta”. Proprio in occasione di una di queste riunioni, Polese ricevette una telefonata da Beppe Grillo: “Per condividere il momento con gli altri attivisti, misi in viva voce per tutta l’assemblea. Nel frattempo, ad Olbia, si stava svolgendo un’altra riunione di attivisti che ricevettero notizia della telefonata da Piero Lanciotti (candidato in queste ultime elezioni regionali, ndr), che qualche anno dopo mi confesso la spiata, ed interruppero l’assemblea, contattando Grillo attraverso una parente presente in sala e scoppio il finimondo”. Fu solamente uno degli ‘strani’ episodi che caratterizzarono la vicenda della mancata partecipazione della lista del Movimento Cinquestelle alle Regionali del 2014: “Nonostante le difficoltà, riuscii ad organizzare un gruppo numeroso di attivisti (circa un centinaio) per costruire un programma condiviso e una lista di possibili candidati, come da incarico ricevuto e nel quale credevo. Questo fu il secondo grave errore di valutazione che feci e che mi costò caro. Ci incontrammo più volte, fino alla redazione di una lista di candidati, munita dei soliti certificati penali, che ad ottobre 2013 (conservo ancora la cartolina di ricevimento della raccomandata) venne inviata alla Casaleggio. Dopo circa una settimana contattai Grillo per avere notizie del percorso di certificazione e con mia grande sorpresa mi disse che in azienda non era giunto nulla, ma, davanti alla prova di avvenuta ricezione, mi disse che avrebbe verificato”.
Quindi, un pomeriggio di fine ottobre 2013, il colpo di scena, con la telefonata di Grillo a Polese per racconta la sua ‘lieta novella’: “Recitò un piagnisteo per la decisione già presa con Casaleggio di non presentare alcuna lista per le Regionali in Sardegna. Ricordo il tono di voce dell’attore drammatico, stanco e pigro: ‘Ma vero che l’età media dei candidati è sopra i 30 anni?’, ‘Ma avete fatto tutte le assemblee necessarie?’, ‘Riunitevi di nuovo e trovate un accordo con tutti gli attivisti per evitare litigi… e poi ci risentiamo’. Litanie che durarono sino a dicembre 2013, quando durante una telefonata, davanti alla mia preghiera di usare il voto su piattaforma per scegliere i candidati e per scongiurare la possibilità di non presentarci, disse: ‘Non possiamo usare la piattaforma, non è fattibile’… ‘Ma sei sicuro di volerti mettere contro la Massoneria?’, ‘Non siamo pronti e rischiamo di vincere le elezioni…’, ‘E’ molto rischioso presentarsi’… ‘Tu sei un po’ la vittima di tutto questo ma non c’è alternativa…’. Poi il silenzio e le elezioni sfumarono”.
Dopo il ‘patatrac’, Polese fu invitato ad un incontro pacificatore a Riola Sardo:“Andai più che altro per curiosità, ma anche per dimostrare la mia buona fede in tutto il percorso sin li intrapreso. In quell’occasione appresi che Manuela Corda ed Emanuela Serra si fecero garanti per la redazione di una nuova lista unitaria per le Regionali da inviare alla ‘cupola’: l’ennesima farsa. Proprio lì conobbi l’attuale senatore Ettore Licheri, che mi chiese se potevo ‘fare un passo indietro in suo favore…’, dandogli la possibilità di candidarsi alle Regionali: lo rassicurai subito sul fatto che non avevo quel potere e che non l’avrei neanche mai voluto. Giorni dopo, la Corda mi raccontò che Grillo, in tempi non sospetti, le chiese se ci si poteva fidare di me e che lei candidamente rispose: ‘Non so. Se ti fidi tu…’, compiendo l’attività che, da li in avanti, le sarebbe riuscita meglio, ovvero tradire i compagni che potevano (a suo dire) farle ombra”.
Secondo Polese, quindi, Grillo fin dall’inizio non aveva alcuna intenzione di certificare la lista dei grillini sardi per Regionali del 2014: “La mia impressione, ben supportata dai fatti, fu che, se non costituita da un certo ‘target’, gestibile, malleabile e soprattutto perdente (come avvenne poi in Sicilia) era tutta una pantomima recitata: lista, telefonate, messaggi, incitamenti a passare al prossimo per creare prevedibili e utili disordini e litigi tra noi, al fine di avere un alibi per non procedere. Quando, però, la lista arrivò sul tavolo della Casaleggio, dovette tirarsi indietro apertamente e abbandonare tutto e tutti, lasciandoci in mezzo al guado, all’insegna della peggiore vigliaccheria organizzata”.
Quindi, per la Sardegna, da Grillo e Casaleggio sarebbe stato ordito un piano ‘a perdere’: “Non ho dubbi – dice nettamente Polese – La ‘cupola’ non ha mai agito stupidamente, sin dall’ideazione di quello che sarebbe poi diventato un marchio registrato. La strategia è sempre stata quella di avere da una parte liste di sicuri ‘sudditi obbedienti’, e dall’altra elettori ignari ed entusiasti della comicità di Grillo e di come trattava questioni importanti e fondamentali con la faciloneria dell’italiano medio. Basta pensare a tutto quello che i primi firmano pur di entrare in Parlamento: rinunce ai rimborsi, penali, espulsioni. Solo strumenti di ricatto per chi non obbedisce alla ‘cupola’, solo che non si è nell’ambito di un’azienda privata (…grave comunque), ma nel pieno delle istituzioni democratiche del paese”.
Poi, inevitabilmente, fu necessario gestire mediaticamente la mancata presentazione della lista: “Qualche giorno dopo la scadenza della presentazione, la ‘cupola’ mandò i suoi a mentire persino a Rai1. Ricordo bene la dichiarazione rilasciata da Manuela Corda, durante il Tg delle 13.30: disse che non eravamo pronti, che eravamo litigiosi. Devastante constatare, per l’ennesima volta, quanto sia facile per alcune persone raccontare ‘storie’ per una poltrona. Contro i suoi stessi conterranei. Quindi, secondo loro, per cercare di evitare altri cinque nefasti anni di Pd al governo della Sardegna, noi non eravamo pronti”. Ma, dulcis in fundo, il comico cercò di ‘fare pace’ con Polese, blandendolo: “Ciò che mi fece maggiormente imbestialire fu l’ultimo messaggio che ricevetti da Grillo (tuttora lo conservo): ‘Sai la stima che ho di te, ma è meglio così, credimi…’. Un capolavoro: fu il mio ultimo contatto con lui, che da me non ha mai più avuto alcuna risposta”.
Fabio Meloni (2ª puntata, segue…, la 1ª puntata, “Grillo, uno scroccone”, e la 3ª puntata, “E’ solo una ‘lotteria’ elettorale”, sono state pubblicate il 6 e l’11 marzo)
(sardegna.admaioramedia.it)