La scoperta, nei giorni scorsi, di un focolaio della peste suina africana in Belgio (sono stati uccisi 4.000 maiali da allevamento), paese che esporta suini vivi e carni fresche e lavorate anche in Italia (valore di oltre 52 milioni di euro) aveva rilanciato le polemiche sul divieto di esportazione per le aziende sarde.
Oggi, alla Camera, durante la discussione sulla legge sui prodotti a km 0 e sulle filiere, Salvatore Deidda, deputato di Fratelli d’Italia, ha presentato un ordine del giorno per impegnare il Governo a chiedere all’Europa di mettere fine all’embargo delle carni suine e dei prodotti della filiera, che da anni provoca centinaia di milioni di danni ad oltre 450 aziende sarde. Il documento, però, è stato dichiarato inammissibile perché estraneo al progetto di legge: “Comunque, porterò avanti questa battaglia in Commissione Agricoltura grazie ai colleghi deputati”, ha commentato Deidda.
“Gli allevatori e gli amministratori locali – ha aggiunto l’esponente di FdI – in questi anni, si sono impegnati allo sfinimento su questa battaglia e visto che il pericolo è diminuito. Inoltre, in altre nazioni europee la peste suina ha colpito centinaia di capi, senza che questo abbia portato a identico embargo, tanto che anche in Italia e in Sardegna continuano ad arrivare quintali di carni suine da quei paesi. L’embargo su tutto il territorio sardo appare esagerato e va a colpire tutti gli allevatori indistintamente. Le aziende in regola devono essere inserite nuovamente nel mercato, limitando l’embargo alle zone dove saranno trovati capi infetti”. (red)
(admaioramedia.it)