Ottocento persone in piazza a Muravera per ribadire un deciso “no” al depotenziamento dell’ospedale San Marcellino che la Regione con la riforma approvata quest’anno dal Consiglio regionale ha classificato come “presidio di zona disagiata”. Un piano, quello concepito dall’assessore alla Sanità, Luigi Arru, e dal supermangare dell’Ats, Fulvio Moirano, che non sta bene a nessuno perché ‘taglia’ i servizi offerti dal nosocomio sarrabese (che serve anche Gerrei e Bassa Ogliastra), servizi peraltro già ridotti negli anni passati. Il tutto per ragioni di bilancio e razionalizzazione dei servizi, questa la giustificazione, ma la gente non ne vuole proprio sapere.
E così questa mattina in tantissimi si sono ritrovati davanti all’ospedale e hanno inscenato un colorato e rumoroso girotondo intorno allo stabile. Poi l’assemblea popolare, partecipatissima, presenti anche tantissimi bambini, cui hanno presenziato anche i sindaci del Sarrabus: Marco Falchi (Muravera),Sandro Porcu (Villaputzu) e Marco Antonio Siddi (San Vito). Assenti i sindaci di Castiadas, Eugenio Murgioni (impegnato in appuntamenti istituzionali e rappresentato dall’assessore Chantal Magro) e di Villasimius, Gianluca Dessì (impegnato in una seduta del Consiglio comunale). Presenti anche i primi cittadini del Gerrei. La manifestazione era organizzata dalla Rete sarda difesa della sanità pubblica ed ha visto l’adesione del Movimento “Salviamo l’ospedale San Marcellino”.
Lidia Todde, presidentessa dell’associazione “Obiettivo sanità Sardegna”, da sempre in prima linea per la difesa del San Marcellino, ha sottolineato che una lettera è stata spedita al neo-ministro della Sanità, Giulia Grillo, un appello affinché la riforma della rete ospedaliera che penalizza il San Marcellino ed altri piccoli ospedali sardi e, di conseguenza i territori di riferimento, sia fermata: “Abbiamo invitato il ministro a Muravera, affinché visiti in nostro ospedale e si renda conto di persona della situazione”.
Il no al depotenziamento dell’ospedale è stato ribadito anche dai sindaci, in particolare dal primo cittadino di Muravera Falchi. “Prima di approvare le riforme – ha sottolineato invece il sindaco di Villaputzu Porcu – bisognerebbe parlare coi cittadini. Decidere senza prima chiedere non va bene”. L’assessore di Castiadas Magro ha invece proposto: “Se dal 2015 siamo qui forse la prossima tappa dovrebbero essere Roma. Siamo bravi ma basta stare qui a guardarci in faccia”. Che Roma debba essere la prossima tappa della protesta, trova d’accordo anche Milena Mocco, capogruppo di minoranza in consiglio comunale a Muravera: “Propongo anche io una delegazione e me ne faccio promotrice che vada a Roma per andare a parlare col ministro Grillo, è un medico, è una collega, in modo che conosca la nostra situazione attuale”. Per Stefania Sestu, assessore della giunta muraverese “ci sono firme politiche sotto a questa riforma. Le amministrazioni locali si sono unite al di là dei partiti. L’emendamento è stato già mandato al nuovo governo e in questo possono esserci persone che possiamo ritenere più o meno valide. Di sicuro sappiamo che quelli che abbiamo incontrato fino a ora non ci hanno fatto sconti”. Da don Emilio Manca, parroco di Muravera, l’auspicio che questa “sia l’ultima manifestazione e che ora arrivino solo delle soluzioni”.
Il destino della riforma della rete ospedaliera passa anche per Roma: il Ministero della Salute, in sede di confronto tecnico con la Regione per verificare la rispondenza della legge al decreto ministeriale 70 che definisce gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza negli ospedali, ha evidenziato diversi punti in contrasto con il decreto 70 che riguardano l’assistenza per le patologie tempo dipendenti, i punti nascita sotto i 500 parti per cui il ministero chiede la deroga, il funzionamento delle chirurgia. Uno stop per la riforma voluta dalla Regione? Staremo a vedere.
Sara L. Canu
(admaioramedia.it) (in collaborazione con ilsarrabus.news)