Il Consiglio comunale di Cagliari, nella seduta ‘antifascista’ del 13 febbraio, si è esibito in una performance le cui basi giuridiche si sono rivelate alquanto precarie, non andando molto oltre al richiamo di un’ordinanza cautelare del Tar di Brescia sul diniego di spazi comunali a Casapound – forse neppure letta da molti consiglieri – e alla perentoria scansione, da parte del giovane consigliere Benucci, di un mantra di quelli che piacciono al suo piccolo partito neocomunista, secondo cui “il fascismo non è un’opinione, ma un reato”.
Stendendo un velo pietoso su quest’ultima affermazione, l’ordinanza del Tar di Brescia, comunque alquanto sommaria e non definitiva, potrà ben poco contro decenni di giurisprudenza di senso contrario della Corte costituzionale e della Corte di cassazione, che, in tema di divieto della riorganizzazione del Partito Fascista, chiariscono che la XII disposizione transitoria della Costituzione e le norme derivate (come la cosiddetta “Legge Scelba”) sono di ‘stretta interpretazione’, poiché, in caso contrario, inciderebbero su diritti fondamentali quale quello di associazione e alla libera manifestazione del pensiero. Il senso di questa precisazione si coglie appieno con riferimento ai lavori dell’Assemblea costituente sulla suddetta XII disposizione transitoria, quando a Togliatti, che si batteva per un divieto generalizzato ed estensivo di ricostituzione del ‘partito fascista’, fu impartita un’esemplare lezione da Giuseppe Dossetti, uno dei fondatori della Democrazia cristiana.
Dossetti disse, infatti, che la soluzione pretesa da Togliatti avrebbe potuto essere, un giorno, “causa di altre esclusioni in senso opposto a quello che oggi si vuole intendere, e con fini che non hanno niente a che vedere con quella cesura e con quella totale condanna del fascismo che tutti i Commissari sono d’accordo nel voler accettare”, puntualizzando poi che “non saranno i Commissari ad interpretare i termini della formula in discussione, ma altri uomini politici i quali, quando si trovassero di fronte ad un partito comunista non più governato dall’onorevole Togliatti, il quale oggi può richiamarsi ai suoi 25 anni di antifascismo, potrebbero ritenere che esso nel suo indirizzo riproducesse il partito fascista, e volessero sopprimerlo proprio in base alla formula proposta dall’onorevole Togliatti”.
Togliatti, certamente non stupido, comprese l’antifona e precisò che le sue osservazioni si limitavano “al richiamo storico del partito fascista quale si è manifestato nella realtà politica del Paese dal 1919 al 1943″, dichiarandosi disposto, per rassicurare Dossetti, a “modificare la sua formula nel senso che si parli «del» partito fascista, anziché di «un» partito fascista.”. Tale formula è quella che troviamo, puntualmente, nella XII disposizione transitoria della Costituzione, ed è stata, conseguentemente, interpretata dalla Cassazione nel senso che, purché non si faccia apologia dei principali esponenti del fascismo, non è illegale un partito politico che si limiti a richiamare alcuni aspetti dell’esperienza politico-culturale fascista. Proprio come Casapound, che ha sempre ‘relativizzato’ i suoi richiami al fascismo, ha accettato senza riserve il metodo democratico, e ha precisato più volte di disapprovare le leggi razziali e l’entrata in guerra a fianco della Germania hitleriana.
I solerti consiglieri comunali di centrosinistra, più i due del Movimento 5Stelle che sono andati a traino, avrebbero forse dovuto documentarsi meglio, o comunque essere più prudenti, e hanno, invece, dimostrato di non aver tenuto in alcun conto la lezione di democrazia di Dossetti, che pure, a differenza di Togliatti, dovrebbe essere un solido riferimento politico del presentatore della mozione, Davide Carta. Occorre stare attenti con le norme che intendono sindacare opinioni: si sa chi colpiscono oggi, non si sa chi potrebbero colpire domani. Lo suggeriva Dossetti, non Mussolini.
Caesar
(admaioramedia.it)