Il 20 febbraio scorso, la Corte di Cassazione (Sezione I Penale, sentenza numero 8108) escludeva che manifestazioni astrattamente ‘fasciste’ (come il “saluto romano”) in un contesto di commemorazione funebre integrassero il delitto di “apologia di fascismo”, previsto dalla “Legge Scelba” del 1952, essendo sprovviste dell’offensività necessaria, posto che la norma, come ricordato dalla Corte, va contemperata col principio della “libertà di manifestazione del pensiero”.
Nulla di diverso è avvenuto a Sassari al funerale del docente universitario Giampiero Todini – celebratosi il 1° settembre nella chiesa di San Giuseppe – fino a che il filmato della commemorazione è stata scovato e pubblicato sul suo profilo Facebook dalla consigliera comunale sassarese di “Città Futura”, Lalla Careddu, già proponente della mozione, approvata in Consiglio il 6 giugno scorso, che subordina (come a Cagliari e Nuoro) la concessione di spazi pubblici alla firma di una “dichiarazione di antifascismo”. Ma già nel novembre 2017, l’instancabile Careddu aveva promosso la proclamazione di Sassari “città antifascista”).
Manco a dirlo, i fatti sono stati, prontamente, stigmatizzati, con morbosità davvero smodata, da molti organi di stampa, tra cui alcuni notiziari del servizio pubblico e il “Corriere della Sera”, che nell’edizione online ha anteposto la notizia a quelle relative al crollo del ponte Morandi di Genova e alla situazione in Libia. All’unisono, con riflessi pavloviani, hanno sollevato, per l’ennesima volta, un inesistente ‘allarme fascismo’, sono giunte le reazioni, tanto sdegnate quanto strumentali, dei principali protagonisti sinistrorsi della politica sassarese (e sarda). Il sindaco di Sassari, Nicola Sanna, che, indignandosi per ‘conto terzi’, ha parlato di “un’esibizione non solo disdicevole e perfino buffonesca, ma anche profondamente irrispettosa nei confronti del luogo sacro, della famiglia del defunto e dell’intera cittadinanza”. Peccato che il figlio del professor Todini ha richiamato il pronunciamento della Cassazione e precisato che le modalità della cerimonia rispecchiavano la visione politica sua e di suo padre. Il predecessore di Sanna, ed attualmente presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, ha evocato “un atto gravissimo, evidente apologia di fascismo, che non può essere tollerato”, chiudendo in bellezza col presidente della Regione, Francesco Pigliaru, che ha ricordato come “Sassari e l’intera Sardegna non meritano lo spettacolo offerto da un gruppo di nostalgici condannati dalla storia e messi fuori legge dalla nostra Costituzione”.
Non ha reagito con grande ironia, invece, la consigliera comunale sassarese del Movimento 5 Stelle, Desirè Manca, che aveva votato contro la mozione ‘antifascista’, insieme al collega Maurilio Murru (con trascorsi di sinistra, ma durissimo contro la mozione in oggetto, definito “il documento più fascista mai arrivato in aula del Consiglio comunale”). Alla grillina sassarese, che ha annunciato iniziative giudiziarie, la Careddu, ripresa dal “Corriere”, aveva rinfacciato una foto – verosimilmente goliardica – postata anni addietro sul suo profilo Facebook, in cui aveva abbracciato un busto dorato di Mussolini. Peccato che a 20 chilometri di distanza, il suo collega di partito, Sean Christian Wheeler, sindaco di Porto Torres, abbia appoggiato entusiasticamente una mozione antifascista presentata dal Partito democratico cittaidno.
Settembre inizia davvero ‘alla grande’, con questi tragicomici colpi di coda di una sinistra politicamente, culturalmente ed elettoralmente moribonda e di certa stampa che ancora crede che il mondo giri intorno a costoro, ormai incapaci di suscitare indignazione, ma molto abili a provocare involontaria ilarità, benché accusare apoditticamente qualcuno di reati esclusi dalla giurisprudenza non sia poi così divertente.
Caesar
(admaioramedia.it)