Nei giorni scorsi, un subacqueo, che stava svolgendo un’immersione sportiva, ha individuato nelle acque di Porto Corallo a Villaputzu un ordigno esplosivo ed ha segnalato l’avvistamento alla Capitaneria di Porto di Cagliari.
Si trattava di un residuato bellico lungo 150 centimetri, con un diametro di 50, che si trovava a circa 15 metri di profondità ed a 1,2 miglia dalla costa. La Prefettura di Cagliari ha quindi disposto e coordinato un urgente intervento di bonifica e, tra l’8 ed il 19 marzo, i palombari del Comando subacquei ed incursori (Comsubin) della Marina militare hanno condotto un intervento per rimuoverlo.
“Non è la prima volta che interveniamo per ricercare di rimuovere un ordigno esplosivo nelle acque della Sardegna, ma questa volta è stato difficile individuarlo benché lo stesso fosse di grosse dimensioni – ha spiegato il comandante del Nucleo Sdai (Sminamento difesa antimezzi insidiosi) di Cagliari, tenente di vascello Gabriele Paparo – Il punto di rinvenimento era all’interno di un enorme banco di posidonie che ha reso veramente complessa la ricerca di questo manufatto. Solo dopo un giorno intero di ricerche siamo riusciti a localizzarlo ed identificarlo come una bomba d’aereo inglese da 1.000 libbre risalente alla Seconda guerra mondiale. A questo punto abbiamo avviato le operazioni subacquee per imbracarla e recuperarla dal fondo, per poi rimorchiarla a distanza fino a raggiungere una zona di sicurezza in alto fondale, individuata dalla locale Autorità marittima. Lì abbiamo effettuato un’ultima immersione per distruggere il grosso ordigno esplosivo secondo le consolidate tecniche tese a preservare l’ecosistema marino”.
L’anno scorso, i palombari della Marina militare hanno recuperato e distrutto un totale di 22.000 ordigni esplosivi residuati bellici, mentre dal 1 gennaio 2018 ne hanno già neutralizzati 1.361 dai mari, fiumi e laghi italiani, senza contare i proiettili di calibro inferiore ai 12,7 millimetri, anch’essi rimossi e distrutti.
Con una storia di 169 anni alle spalle, i palombari rappresentano un’eccellenza nazionale nell’ambito delle attività subacquee, essendo in grado di condurre immersioni lavorative fino a 1.500 metri di profondità ed in qualsiasi scenario operativo, nell’ambito dei propri compiti d’istituto: soccorso agli equipaggi dei sommergibili in difficoltà e la neutralizzazione degli ordigni esplosivi rinvenuti in contesti marittimi. (red)
(admaioramedia.it)