In Regione non hanno ancora capito cosa sia successo domenica 4 marzo. Non hanno ancora capito che anche in Sardegna il Movimento 5 stelle a tanti sardi è sembrata la soluzione a tutti i problemi.
Nulla ha capito il presidente Pigliaru in primis, che ha paragonato il Reis (Reddito di inclusione sociale) al reddito di cittadinanza. Nulla ha capito, scordando che i problemi sono stati creati proprio da loro, l’attuale classe politica di ‘professori’, che mai si è confrontata coi territori. Viene da chiedersi se in un confronto serio coi ‘politici’ dei territorio, ovvero i sindaci, sarebbero in grado di cogliere i disagi dei cittadini, che gli amministratori sono costretti ad affrontare quotidianamente.
Per esempio, la povertà dilagante e le risposte pari a zero, fatta eccezione per il Reis e dell’ultimo piano contro la disoccupazione, Lavoras, studiato male e che, visti i tempi stretti, rischia ancora una volta di non poter essere attuato in tutti i comuni dell’Isola. Le buche nelle strade. I nostri amministratori hanno stanziato diversi milioni di euro nel 2017, ma, per porre una soluzione definitiva alla situazione disastrosa, occorrerebbero interventi anche nel 2018 e nel 2019, che ad oggi non sono in programma. Intanto, i Comuni continuano a pagare migliaia di euro ai cittadini, che nel transitare nei loro paesi rompono ammortizzatori, gomme o sono obbligati a mettere mano alle convergenze delle proprie vetture.
I servizi alle periferie, perché lo spopolamento dei piccoli comuni è sotto gli occhi di tutti, ma non esiste una vera e propria politica per questo annoso problema. Il presidente del Consiglio regionale Ganau fece la proposta folle e fuori da ogni logica di ripopolare i paesi con gli immigrati, invece di capire che i paesi non si svuotano se all’interno delle comunità ci sono i servizi: le scuole, i medici, le farmacie. Senza questo è evidente che continuerà a crescere il flusso di migrazione dal centro dell’Isola verso le grandi città con il rischio che tanti paesi scompaiano del tutto. La sanità, dove con la scusa dei tagli sono venuti meno tanti servizi ed i tempi biblici dell’assistenza, già tipici della nostra regione, oggi sono ancora più lunghi con prestazioni ancora meno soddisfacenti per i cittadini.
La politica regionale non si rende conto di tutto questo. Ha abbandonato i sindaci che non riescono neppure a parlare con il Presidente della Regione e i suoi assessori, arroccati nei loro palazzi per mettere in pratica politiche studiate sui libri, ma che nulla hanno a che vedere con la realtà che devono affrontare i sindaci nei loro Comuni e con le azioni per i cittadini. Se la politica capirà che deve lavorare per la gente e che non importano i partiti che rappresentano, ma che servono uomini pronti a parlare nuovamente coi propri elettori e che soprattutto abbiano a cura la Sardegna, allora dimostreranno di aver capito cosa è accaduto il 4 marzo. Però, vedendo le prime mosse di alcuni politici, pare evidente che ancora non abbiano capito e siano convinti che la verità e la sapienza sia solo nelle loro mani.
Mattarello
(admaioramedia.it)