Dieci giorni dopo l’esplosione nella Stazione di Bologna (2 agosto 1980), che causò 85 morti ed oltre 200 feriti, ai Carabinieri della stazione di Aritzo arrivò una richiesta dai colleghi di Bologna per avere notizie su un aritzese. Infatti, tra le macerie della stazione ferroviaria era stato trovato il passaporto di un professore, non vedente, residente nel centro barbaricino. Lo racconta, in un’interpellanza al Ministro dell’Interno, della Difesa e della Giustizia, il deputato leghista Gianluca Pini.
L’insegnante, Salvatore Muggironi, non era nella lista delle vittime, né dei feriti, tanto meno aveva denunciato lo smarrimento del passaporto ed i Carabinieri di Aritzo comunicarono ai militari bolognesi che l’uomo era sospettato di appartenere all’area della sinistra extraparlamentare. Appena due mesi dopo, i Carabinieri di Sorgono inviarono a Bologna un rapporto su una telefonata anonima nella quale l’aritzese veniva accusato di essere coinvolto nell’esplosione alla stazione bolognese e precisarono come certa la sua affiliazione ad un gruppo extraparlamentare operante in Barbagia, che gravitava attorno al giornale “Barbagia Contro”. Lo stesso gruppo nel quale militavano anche due barbaricini che, quattro anni prima, erano stati arrestati in Olanda (poi estradati e condannati in Italia) perché trovati a bordo di un treno diretto ad Amsterdam con armi, esplosivi, una cartina contenente le distanze chilometriche tra alcuni aeroporti europei e del nord Africa, fogli coi nomi di detenuti delle Brigate Rosse e riferimenti ai gruppi del terrorismo palestinese. Inoltre, il nome di uno dei due arrestati ritorna nel marzo 1980, quando a Tolone, in un’operazione antiterrorismo, un documento d’identità a lui intestato venne ritrovato in possesso di un altro sardo arrestato dalla polizia francese.
Nelle successive indagini, l’insegnante dichiarò di essere stato a Bologna (le indagini appurarono dal 24 luglio al 2 agosto) per una visita oculistica e di aver lasciato la valigia col passaporto a casa di un pizzaiolo di origini sarde che l’ospitava, ma di non essere riuscito a recuperarla. La magistratura bolognese considerò irrilevanti i fatti segnalati dai carabinieri di Aritzo e di Sorgono in seguito alla relazione di un Capitano del Nucleo operativo dei Carabinieri di Bologna che escluse qualsiasi collegamento tra l’insegnante e l’esplosione, aggiungendo che il sospettato si sarebbe recato nel capoluogo emiliano esclusivamente per incontri di natura sessuale e perciò, nel tentativo di nascondere questo fatto, sarebbe incorso in tante ‘imprecisioni’. Inoltre, escluse che il passaporto potesse essere stato rinvenuto all’interno della stazione perché integro e privo di polvere.
Con l’interpellanza, i due parlamentari chiedono ai Ministri conferma di quanto hanno accertato e sopratutto se in quegli anni, in Barbagia, i gruppi dell’estrema sinistra custodissero un arsenale di armi e di esplosivi per conto del terrorismo palestinese. Inoltre, chiedono se il Capitano dei Carabinieri, che col suo rapporto determinò la rapida chiusura delle indagini sull’aritzese, fosse lo stesso che tempo dopo dichiarò attendibile il ‘fantasioso’ Elio Ciolini (il suo tentativo di depistare le indagini gli ha procurato nove anni di carcere per calunnia), nonché notizie sul Brigadiere che a Sorgono ricevette la telefonata anonima e successivamente indagò sulla vicenda, morto qualche mese dopo.
Ai fatti raccontati nell’interpellanza si può aggiungere che, tra il 1978 ed il 1982, in Sardegna agiva il gruppo eversivo Barbagia Rossa e che, quando fu debellato grazie alle rivelazioni del brigatista pentito Savasta (nel febbraio 1980 venne ‘intercettato’ nell’Isola per sancire il sodalizio con le Br), venne scoperto, tra il Montalbo e Monte Pitzinnu (nel territorio di Lula), un deposito di armi da guerra: cinque razzi di fabbricazione americana per bazooka, un missile anticarro sovietico, due missili terra-aria di fabbricazione francese, trenta chili di esplosivo al plastico, otto bombe a mano di fabbricazione americana, sei mitra inglesi Sterling, cartucce per mitra.
Fabio Meloni
(admaioramedia.it)