Su 1.688 imprese nel settore moda presenti in Sardegna, ben 1.212 sono imprese artigiane che si occupano di tessile, abbigliamento, calzature, offrendo lavoro a ben 1.444 addetti. Secondo i dati elaborati dall’osservatorio di Confartigianato Sardegna per le piccole e medie imprese, il 23,6% dell’economia regionale del settore si occupa di abbigliamento, il 13,8% di filati e il 5,6% di articoli in pelle. Il restante 53% è dedicato alla produzione di calzature, occhiali, gioielli e accessori, indumenti e articoli da lavoro.
Una famiglia sarda spende per abbigliamento e calzature artigianali circa 77,1 euro al mese (926 euro all’anno) e complessivamente le 720mila famiglie presenti nell’Isola spendono 667 milioni di euro all’anno, pari al 4,6% della spesa per prodotti non alimentari. Il consumo interno non è sufficiente: per una crescita del settore è indispensabile l’internazionalizzazione, che nel 2016 ha visto un aumento del 21,3%, per delle vendite di un valore di 25,4 milioni di euro: il 78,8% delle esportazioni riguardavano articoli tessili, di abbigliamento e calzature e ben 9 milioni sono stati guadagnati per gli articoli in pelle, 6 per l’abbigliamento, 5 per il tessile, 4 per l’occhialeria e 1 per gioielleria. Tra le 8 province sarde, le esportazioni si concentrano principalmente in quella di Cagliari (56,3%), seguita da Olbia-Tempio (23,6%); Oristano vede una grande crescita dell’export (+436,6%), seguita da Carbonia-Iglesias (+179,8%) e Sassari (+43,5%).
I dati positivi sono dovuti all’incremento delle vendite in Tunisia (12,3%), Francia (12%), Germania (11%), Hong Kong (6,4%), Regno Unito (5,7%), Stati Uniti (5,5%), Russia (4,8%), Paesi Bassi (4,6%), Svizzera (4,5%) e Cina (3,2%).
“All’estero c’è molto interesse per le produzioni made in Sardegna – spiega Stefano Mameli, segretario di Confartigianato imprese Sardegna – ed è quindi necessaria un’opera di sviluppo continuo per far crescere le imprese, proporre nuove linee e prodotti innovativi per presentarsi alle manifestazioni e ai buyer esteri. Naturalmente, è fondamentale il ruolo delle Istituzioni pubbliche che svolgono attività volte all’internazionalizzazione delle aziende italiane”.
Lo strumento più efficace per l’offerta e l’acquisto di merci oltre confine è internet: si osserva che in Sardegna il 48% delle imprese acquistano e vendono sul web e il 56,2% delle persone ordinano e comprano on line, principalmente articoli di abbigliamento. Purtroppo, la minaccia della contraffazione è evidente anche a livello regionale: “La moda è uno dei settori più esposti alla contraffazione – evidenzia il presidente di Confartigianato, Antonio Matzutzi – I falsi made in Italy e made in Sardegna, arrecano danni pesantissimi che sottraggono lavoro e business, alle nostre micro imprese artigiane. Per questi motivi è necessario riprendere in mano il lavoro fatto con i marchi di tutela e qualità dei prodotti e spingere per il riconoscimento del made in Sardegna a livello europeo, per valorizzare le nostre produzioni di eccellenza”.
Martina Corrias
(admaioramedia.it)
One Comment
dinonicoladino
L’unico vero modo per combattere la contraffazione è la serializzazione dei prodotti. Servizi come my-validactor offrono tutto ciò a prezzi vicini allo zero se non addirittura gratuitamente. Secondo me la contraffazione viene protetta altrimenti se si volesse sarebbe facilmente contrastata.