Esistesse davvero la sua splendida favola, chissà se quel sant’uomo di Babbo Natale avrebbe davvero in animo il proposito di recapitare i suoi doni ai cittadini sardi.
Arrendevoli e fin troppo accondiscendenti con le iatture della burocrazia e i troppi nubifragi del potere, abbattuti e sfiduciati fino alla resa con le angherie di un continente distratto e in tanti casi alieno, i Sardi da troppi anni sembrano avere rinunciato alle proprie prerogative e abdicato dai propri diritti, delegando tutto l’immaginabile a una classe dirigente demandata a fare e disfare ogni cosa in questa terra meravigliosa e innocente. Un ceto dirigente cui imputare tutti i mali del mondo e cui addossare insieme alle sue colpe innegabili anche le proprie responsabilità, le proprie mancanze e la propria refrattarietà a una vera partecipazione civica, a un’ordinaria vigilanza democratica e una cittadinanza davvero attiva.
Esistesse davvero Babbo Natale, a noi Sardi dovrebbe portare in dono anzitutto la voglia di cambiare il presente e il coraggio di costruire un futuro più ambizioso. Un futuro all’altezza dei bisogni, dell’estro e delle aspirazioni dei nostri giovani, confinati dal destino in uno scorcio di mondo impareggiabile e bellissimo, eppure costretti in gran numero a partire ancora in giovane età lontano alla ricerca di condizioni di vita più adeguate alle proprie legittime ambizioni e alla propria dignità. Giovani che al contrario andrebbero sostenuti investendo su scuola, formazione e avviamento al lavoro, premiando le migliori idee di innovazione e impresa e al contempo incentivando l’attività di chi può garantire reali prospettive di sviluppo: un obiettivo raggiungibile una volta per tutte soltanto con la soppressione universale di ogni logica clientelare o criterio nepotista, tare culturali che hanno tarpato sul nascere per chissà quanti anni molte delle potenzialità dell’Isola e che adesso andrebbero spazzate via in nome di un nuovo sistema, anzitutto culturale improntato a una vera meritocrazia.
Ci fosse davvero Babbo Natale, in cima alle priorità di noi Sardi ci sarebbe senza dubbi la preghiera accorata di una vera continuità territoriale, di trasporti più comodi, efficienti e meno onerosi, collegamenti più regolari e frequenti, un sistema stradale di qualità e trasporti pubblici all’altezza delle esigenze della modernità. Una modernità da realizzare anche, o soprattutto, con una burocrazia meno invadente, un’amministrazione finalmente al servizio dei suoi cittadini, equa nella gestione e nell’erogazione delle risorse pubbliche e onesta nel rispettare e garantire al popolo sardo quei diritti per troppo tempo usurpati e vilipesi da una vecchia classe dirigente in troppi casi dissennata e inetta.
A ogni buon conto, nella lettera di un sardo a Babbo Natale non potrebbe mancare la richiesta in dono di una nuova assistenza sanitaria pubblica finalmente funzionante ed efficiente, di una vera tutela del lavoro e dei lavoratori, di una nuova scuola e di un livello accettabile di servizi al cittadino, di una vera difesa dell’ambiente e del paesaggio e un progetto di rilancio di attività endemiche come quelle agropastorali e turistiche. Esistesse davvero Babbo Natale, noi cittadini sardi dovremmo chiedere in dono per noi stessi molta più audacia: un’audacia da esibire tra due mesi al prossimo banco di prova elettorale con la scelta del nuovo governo regionale.
Nicola Silenti
(admaioramedia.it)