Secondo i dati forniti dell’ufficio dell’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr), tra gennaio e fine ottobre del 2017, 6.397 algerini sono arrivati illegalmente in Europa attraverso la rotta del Mediterraneo: circa 1.800 sono arrivati nelle coste del Sulcis (gli ultimi 180 appena due settimane fa), il resto in Spagna.
Però, la contabilità del Ministero degli Interni iberico parla in totale di oltre 23mila immigrati sbarcati, durante il 2017, nel loro territorio: quasi 20.000 via mare e 3.000 attraverso le enclavi in Marocco di Ceuta e Melilla. Il maggior numero di sbarchi dal 2006, quando arrivarono oltre 39mila persone. La maggior parte dei clandestini che arrivano in Spagna sono marocchini (23,1%), poi algerini (20,9%), quindi i subsahariani (55,8% tra ivoriani, guineani, camerunensi, malesi, nigeriani). Per il prefetto della regione spagnola presa di mira dai clandestini, Francisco Bernabé, si tratta di “un’incursione migratoria senza precedenti, un attacco coordinato contro le nostre frontiere”. Perciò, il ministro degli Interni, Juan Ignacio Zoido, ha chiesto pubblicamente ad Algeri di rafforzare la vigilanza sulle coste ed ha annunciato un incontro con l’ambasciatrice algerino in Spagna per affrontare l’emergenza sbarchi.
Tutto ciò conferma – come paventò Arianna Obinu, esperta di migrazioni e docente di italiano all’Università di Algeri, in un’intervista pubblicata (dicembre 2016) su Ad Maiora Media – che la rotta migratoria dal Mediterraneo Occidentale sta lentamente sostituendo quella che finora era partita dalle coste libiche: “…se i controlli si affievolissero – aveva sottolineato Obinu – la rotta sarebbe presa di mira anche dai migranti subsahariani o dai migranti tunisini o di differente nazionalità provenienti dalla vicina Tunisia. Non va sottovalutato il fenomeno e ne vanno analizzate le cause e gli effetti, non solo relativamente al paese di partenza, ma anche all’impatto sulla regione d’arrivo, onde evitare spiacevoli fatti di cronaca”. Insomma, viste le difficoltà che i subsahariani incontrano nell’arrivare in Europa dalla Libia, la rotta dal Nord Africa sembra un’appetibile alternativa.
L’Algeria è tra i primi cinque Paesi, nel periodo luglio-settembre 2017, nella speciale classifica del maggior numero di partenze, dopo Siria, Marocco, Nigeria ed Iraq. Peraltro, il paese nordafricano attraversa un momento economico e politico difficile, facendo presagire un forte aumento dell’emigrazione irregolare dei suoi cittadini. Nei giorni scorsi, il Ministro degli Esteri algerino ha incontrato il collega italiano: Angelino Alfano ha chiesto una consultazione costante sulla questione dell’immigrazione ed ha garantito che “l’Italia è pronta a dare il proprio contributo per garantire la sicurezza e un percorso di sviluppo sostenibile e inclusivo, che prevenga anche il fenomeno delle migrazioni irregolari”. Considerando i precedenti ministeriali di Alfano nella gestione dell’immigrazione (ma anche l’inconcludente visita di Minniti ad Algeri) non si prefigura nulla di buono e la Sardegna si prepari ad una nuova stagione di arrivi dalle coste nordafricane. A conferma di ciò, proseguono incontri e sopralluoghi ministeriali nell’ex carcere di Macomer, destinato ad ospitare il Cpr (Centro permanenza e rimpatrio), In quella struttura saranno ‘ospitati’, in regime di detenzione amministrativa, i clandestini algerini subito dopo gli sbarchi nelle coste del Sulcis, finché non riceveranno il famigerato foglio di espulsione dall’Italia.
Fabio Meloni
(admaioramedia.it)
3 Comments
Lore Ferretti
Carceri aperte.
Alberto Tronci
Attacco a colpo sicuro, visto che i nostri confini non solo sono incustodite ma i custodi sono complici dell’invasione
Giorgio Carta
Schierare la Marina militare!!