Mentre il Capo del Dipartimento Immigrazione del Ministero dell’Interno rassicura il presidente Pigliaru (“A Macomer faremo il Cpr per algerini come centro di detenzione amministrativa”) ed il Capo di Gabinetto del ministro Minniti illude l’assessore Spanu (“La maggior parte degli algerini sono già fuori dal territorio regionale”), i viaggi dall’Algeria continuano, superando quota 1.600 arrivi ed avviandosi entro la fine dell’anno a superare la soglia dei 2.000: nel 2016, tra novembre e dicembre, ne arrivarono circa 400 e quest’anno la tendenza degli sbarchi è in aumento.
Parallelamente, i ragazzi, che hanno deciso di diventare clandestini in terra sarda come ponte verso l’Europa, scrivono, postano disegni, foto e video sulla pagina Facebook dedicata agli ‘harraga’ (termine dialettale algerino per indicare coloro che partono verso l’Europa in modo irregolare): “HaRaGa Dz”.
Nonostante, non si possa escludere ancora l’ipotesi di una ‘nave madre’ (che porterebbe al largo delle coste sarde centinaia di clandestini, imbarcandoli poi sui barchini con un motore sufficiente a navigare fino alle vicine coste sulcitane), alcuni giovani affrontano sicuramente il mare dalla spiaggia di Annaba, nella costa nord-est dell’Algeria, con barchini in legno di 6-7 metri, avendo a bordo le taniche di carburante e le provviste d’acqua.
Mettendo in conto anche qualche incidente di percorso, non sempre a lieto fine come quello raccontato su “HaRaGa Dz”: “Una settimana fa, il video dell’arrivo di una barca che ha portato 26 uomini da Annaba alle coste dell’Italia 36 ore dopo. Dove hanno finito il carburante, a 20 km dall’isola di Sardegna, grazie a Dio è intervenuta la Guardia costiera dell’Italia. Stanno tutti bene”.
Per qualcuno, il viaggio verso l’Italia è stato possibile addirittura grazie ad un regalo: “Due giorni fa ho ricevuto una barca libera per il mio compleanno e da Annaba parto in Italia”, racconta su Facebook. Mentre un altro ‘harraga’ spiega quali sono le motivazioni che li muovono verso l’avventura: “I giovani che sono arrivati in Sardegna ieri, dopo 3 giorni dalla partenza dalla spiaggia, odiano la disoccupazione e qui non hanno mai trovato lavoro”. Oppure, in maniera più romantica, “la Patria non può essere una casa quando uno dei sogni più belli è l’immigrazione”. Lo sbarco nell’Isola è anche un momento di felicità, un risultato raggiunto, il primo passo verso una nuova vita e merita anche un selfie, con tanto di carabinieri sullo sfondo, che controllano perplessi.
Uomini in divisa che – se nell’ex carcere di Macomer sarà aperto un centro di detenzione ‘amministrativa’, da dove i nordafricani non potranno mai uscire fino al rimpatrio in Algeria (dove, peraltro, rischiano il processo per il reato di espatrio clandestino) – difficilmente incroceranno uomini che sbarcano sorridenti e disponibili a farsi accompagnare nella struttura: Verosimilmente, questi cercheranno di dileguarsi nelle campagne del Sulcis, in attesa di trovare un modo per abbandonare la Sardegna clandestinamente, come così erano arrivati e quindi ancora più facilmente disponibili a delinquere. (fm)
(admaioramedia.it)