Quella a Cagliari, per il capo del Dipartimento Immigrazione del Ministero dell’Interno, Gerarda Pantalone, era una missione doppia. Dopo la firma sui due protocolli dedicati all’accoglienza diffusa, che hanno gli obiettivi di “rafforzare la sinergia tra istituzioni per una migliore gestione dei flussi migratori, utilizzare i richiedenti asilo in attività utili e di integrazione e di rafforzare la percezione di sicurezza”, ha incontrato il sindaco di Macomer, Antonio Succu, per discutere sull’apertura di un Cpr (Centro permanenza e rimpatrio) nell’ex carcere cittadino.
Dal tavolo, alla presenza dei prefetti, del presidente Pigliaru e dell’assessore Spanu, non è emersa alcuna novità particolare: erano già noti la disponibilità del Ministero dell’Interno, confermata nei giorni scorsi anche dal capo di gabinetto di Minniti, Mario Morcone, ed il voto favorevole della maggioranza consiliare di centrosinistra che sostiene la Giunta Succu. Il prefetto Pantalone, infatti, non si è sbilanciata sui tempi: “Sarà necessario un sopralluogo dei tecnici all’interno dell’ex carcere per valutare i lavori da fare per adeguare la struttura, perciò attendo i riscontri così da stabilire modalità e tempi”. Mentre ha confermato che sarà una piccola struttura (100/150 posti) e che nel territorio di competenza del Cpr non ci saranno altre strutture dedicate all’accoglienza degli immigrati. Insomma, il ‘sacrificio’ di Macomer dovrebbe valere almeno per tutto il Marghine.
Per la Regione, il Cpr “sarà uno strumento per disincentivare i flussi e chiudere quel canale diretto dall’Algeria – ha sottolineato Pigliaru – Non potranno più usare l’Isola come porta d’accesso per l’Europa, perché gli immigrati aspetteranno all’interno del Centro il momento del rimpatrio senza poter circolare liberamente nel territorio”. Questa certezza, perché il Cpr sarà un centro detentivo, senza alcuna libertà di movimento per gli algerini che arriveranno sulle coste sarde.
Eppure, l’entusiasmo del Governatore sembra sottovalutare due dettagli non da poco: la struttura potrà contenere al massimo 150 persone e se accadesse, come a fine settembre, che in appena una settimana ne sono arrivati circa 500, il problema della gestione dei flussi dal nord Africa, dati i tempi amministrativi e tecnici del rimpatrio, si ripresenterà pesantemente e ci sarà la corsa a trovare altre strutture; attualmente, gli algerini praticamente si ‘consegnano’ alle Forze dell’ordine, anche ore dopo lo sbarco, ed attendono come liberi cittadini di ricevere il foglio di via, ma, in caso di prevista detenzione, finiranno a Macomer solo quelli che verranno catturati, loro malgrado, appena sbarcati, anche perché la prospettiva di subire un processo in Algeria, dove l’espatrio clandestino è un reato, renderà i ‘nuovi arrivati’ coi barchini più agguerriti e motivati.
La decisione di dedicare il Cpr sardo esclusivamente ai clandestini algerini, come confermato dal prefetto Pantalone, comporterà necessariamente l’organizzazione di un imponente circuito di rimpatri forzati in Algeria, che peraltro, oltre ad aver bisogno di un accordo bilaterale col paese nordafricano, causerà un importante esborso per le ‘casse tricolori’. Allora perché, se la ‘scelta politica’ sembrerebbe essere questa, non cominciare da oggi coi rimpatri degli ‘harraga’ (termine dialettale algerino per indicare coloro che partono verso l’Europa in modo irregolare), invece che lasciarli scorrazzare, e sovente compiere reati, per giorni e giorni nelle strade di Cagliari, sperando ingenuamente che vadano via di loro spontanea iniziativa: “Bella domanda – ha riposto, con un mezzo sorriso, il Capo del Dipartimento Immigrazione – Però dei rimpatri si occupa la Polizia di Stato”, come dire ‘io non c’entro’. Insomma, nonostante gli entusiasmi di Pigliaru & soci, i tempi per frenare il flusso dall’Algeria si prevedono più lunghi di quanto si possa immaginare.
Intanto, mentre le Istituzioni discutono e trattano, gli algerini continuano a sbarcare nel Sulcis: anche ieri all’alba, verso le 5, altri 14 uomini sono arrivati a Porto Tramatzu (Teulada), portando a più di 1.600 il totale degli arrivi ad oltre due mesi dalla fine del 2017, quando in tutto il 2016 erano stati poco più di 1.100.
Fabio Meloni
(admaioramedia.it)