Damnatio ad metalla: questa locuzione latina, usata dai Romani per indicare la condanna perpetua ai lavori forzati in miniera, non è poi così avulsa dai tempi che stiamo vivendo, ma è connaturata alla nostra realtà.
Una volta era il Sulcis, il luogo preposto ad accogliere detenuti condannati ad espiare le colpe nelle viscere della terra, poi fu l’Asinara in tempi più recenti con i mafiosi al 41/bis ed oggi, con le nuove strutture carcerarie, i condannati eccellenti, magari terroristi, al centro della Sardegna, a Massama (Oristano). Io che ho conosciuto l’isola dell’Asinara, in quel periodo caldo, ricordo bene le dinamiche politico-sociali che portarono alla riapertura di quel super carcere negli anni novanta. La sicurezza della carcerazione, in primis, e la conseguente certezza per tanti agenti di custodia di ottenere l’agognato trasferimento in terra sarda, magari dopo anni di pellegrinaggio tra i vari istituti del Continente.
Ora la storia si ripete, non più un duce romano, o un ministro della Prima Repubblica a gridare “Ad metalla”, ma un duumviro populista che sceglie comunque la Sardegna come luogo d’espiazione per l’assassino Cesare Battisti, in barba a tutte le proteste già sopite prima di nascere. Nessuna contrattazione questa volta, il Governo nazionale ha deciso con buona pace dei tanti sovranisti in campagna elettorale e ci ha inviato il ‘pacco’ Battisti in velocità e con biglietto di sola andata. Forse anche a Roma conoscono la situazione della nostra continuità territoriale?
Biancamaria Balata
(admaioramedia.it)
3 Comments
Nando Orrù
Non vedo nessun nesso tra la detenzioni di Battisti e la continuità territoriale.
Davide Fois
Comunque la si metta, siamo un’isola. Quale posto migliore per impedire la fuga?
Pasqualino Papas
Un carcere di nuova concezione. Praticamente comodo, con tutti i servizi.