In risposta all’articolo pubblicato su Ad Maiora Media lo scorso 15 marzo, crediamo doverose alcune precisazioni attorno alla vertenza che vede coinvolti i lavoratori ex Hydrocontrol ed ex Sigma Invest.
Fondamentale inquadrare la legge che ha consentito il passaggio del personale Hydrocontrol e Sigma Invest, nell’ambito della complessiva azione di razionalizzazione e riorganizzazione delle funzioni svolte dalla Regione Sardegna a partire dal 2005, periodo nel quale sono state promulgate diverse norme che hanno definito il passaggio di personale e funzioni delle società partecipate della Regione alla stessa Amministrazione centrale. Tali norme negli anni 2005-2010 sono state guidate dalla volontà di riassorbire/internalizzare, riportandole alla gestione diretta da parte della Regione o di altre Agenzie regionali, molte delle attività dapprima delegate alle società costituite in forma privatistica (società di capitali o consorzi), ma comunque interamente partecipate dalla Regione e alimentate completamente da risorse pubbliche regionali. Il disegno del legislatore era perciò ispirato dalla scelta di razionalizzare, eliminare sovrastrutture (Consigli di Amministrazione, Collegi sindacali e dirigenti) e duplicazione di funzioni, risparmiare risorse e semplificare i procedimenti ed i servizi erogati.
La Sentenza n. 40/2018 della Corte Costituzionale ha censurato la norma L.R. 2/2007 art. 8, ma soprattutto le successive modifiche, mettendone in evidenza le seguenti lacune: “La disposizione censurata non fornisce indicazioni circa le condizioni di ammissibilità della deroga al principio del concorso pubblico. In base ad essa è irrilevante il modo in cui il personale delle due società private è stato reclutato, né vengono richieste specifiche modalità di inserimento nell’Agenzia regionale. Non è previsto alcun meccanismo di verifica dell’attività professionale svolta in precedenza, né sono stabiliti limiti percentuali all’assunzione in assenza di concorso”. Le censure evidenziate nella sentenza riguardano in particolare l’eliminazione del concetto dell’acquisizione attraverso procedure selettive, che era contenuto nell’originaria formulazione della Legge del 2007. E’ opportuno al riguardo evidenziare, comunque, che tale norma venne adottata in seguito alla pronuncia del Tribunale del Lavoro di Sassari, poi confermata in secondo grado dalla Corte d’Appello del Tribunale di Cagliari, che accolse il ricorso proposto dai dipendenti dell’ex Sar Sardegna (consorzio sempre di ambito regionale, destinatario di analoghe disposizioni nello stesso periodo e per il quale si era deciso il trasferimento nell’agenzia pubblica regionale di nuova costituzione Arpas) avverso la previsione di vincolare l’accesso a procedure selettive. Nelle sentenze, infatti, venne affermato il seguente principio, sancito dalla Corte di Giustizia europea: “Ogni qual volta vi è cessione di azienda, i lavoratori vanno trasferiti presso il datore di lavoro cessionario, anche se quest’ultimo è un Ente pubblico”. Si può dire quindi che la modifica non era priva di motivazione né di fondamento giuridico, ma che, purtroppo, le ragioni a sostegno della decisione che veniva assunta non furono assolutamente esplicitate ed argomentate, come invece era necessario fare. Ed oggi, se si vuole essere corretti, la negligenza nella formulazione della norma non deve essere contrabbandata come assenza dei presupposti corretti e di sostanza che l’hanno originata.
Nell’economia della vicenda, inoltre, ha fortemente pesato la sconcertante gestione del contenzioso con i quattro precari ex Hydrocontrol, dal quale è nata l’ordinanza del giudice Ponticelli (Tribunale del Lavoro di Cagliari) del 5 ottobre 2016: risulta infatti che la segnalazione sulla possibile incostituzionalità della norma sia stata formulata nella memoria difensiva dell’Area legale della Presidenza della Regione avverso le tesi dei quattro ricorrenti. Ben lungi, quindi, dal considerare (come soggetto regionale unitariamente inteso e che aveva disciplinato la materia in un determinato modo) tutte le ragioni che motivarono le decisioni del legislatore nel 2008, una parte della struttura, come fosse un ‘corpo separato’, ha agito in senso contrario all’operato ed all’interesse della Regione nel suo insieme.
Le osservazioni della Corte Costituzionale in merito al modo con cui il personale delle due società è stato trasferito ed assunto dalla Regione trovano fondamento, come già detto, nelle manchevolezze della legge, ma si sarebbero benissimo potute evitare se solo si fosse dato conto, nel testo e nelle procedure, delle elevate professionalità a cui si faceva riferimento e del percorso che il personale interessato aveva compiuto. Infatti, è documentabile che buona parte dei lavoratori interessati ha superato (per l’assunzione presso le società) procedure selettive ad evidenza pubblica, e che altri sono stati selezionati attraverso processi di mobilità, sulla base del possesso di specifiche competenze, presso altre imprese. Tutti, inoltre, avevano svolto periodi di affiancamento e maturato esperienza lavorativa di alto livello, cose che avevano comportato l’impiego di ingenti risorse economiche per formarli e svilupparne le professionalità. E’ certo, inoltre, che nel 2008 il provvidenziale utilizzo del personale Hydrocontrol, confluito nella nuova Agenzia regionale del Distretto Idrografico, ha consentito nello spazio di pochi giorni di attivare e rendere operativa una struttura in grado di gestire i complessi procedimenti che fanno capo all’ufficio, e attraverso la quale la Regione ha adempiuto, per prima in Italia, all’impegnativa costituzione del nuovo livello di governo e modello organizzativo dell’Autorità di Bacino regionale evitando così pesanti sanzioni e perdita di consistenti finanziamenti. Mentre i dipendenti della Sigma Invest hanno consentito (con le specifiche competenze nell’istruttoria delle pratiche di finanziamento e di assistenza alle imprese) di affrontare con immediatezza la gestione dell’imponente piano di provvidenze predisposto dalla Regione a favore delle comunità colpite dall’alluvione del 2008 e, primo caso in Europa, l’autorizzazione al ricorso agli aiuti di stato in favore della Società Abbanoa, tramite un originale studio economico sulle specificità industriali e sulle peculiari esigenze della società sarda.
Appare del tutto strumentale, qualunquista e privo di senso il tentativo di bollare la vicenda come la “solita storia del classico carrozzone clientelare assorbito dal pubblico”. Come abbiamo spiegato, infatti, in primo luogo perché si trattava di soggetti pubblici, Hydrocontrol e Sigma Invest, solo costituite in forma privatistica, ed in secondo luogo perché i lavoratori in questione, hanno prestato il loro servizio totalmente in ambito pubblico, sia nel periodo trascorso alle dipendenze delle due società, e poi a maggior ragione nei successivi 10 anni trascorsi alle dirette dipendenze dell’Amministrazione regionale. Forse sarebbe invece il caso di osservare che un licenziamento così cinico non sarebbe consentito neanche ad un privato all’interno dei confini nazionali. E’ infatti vietato all’imprenditore di licenziare i propri lavoratori in caso di ‘finta’ cessazione di un’impresa, per poi riaprire la stessa attività sotto altra denominazione. I lavoratori coinvolti in questa assurda vicenda non sono dunque degli sprovveduti passanti, beneficiati dall’ennesima manovra clientelare. Fra loro vi sono professionisti di alto livello, che hanno fatto un percorso impegnativo e che, pur avendo avuto diverse altre possibilità di impiego, hanno creduto nel progetto nato nel 2007 e nella missione loro affidata.
Per tutti questi motivi, la Uil Fpl del Comparto Regione e la Cgil Funzione Pubblica stanno sostenendo con forza le ragioni di questi colleghi, e faranno di tutto perché possano recuperare quanto prima il posto di lavoro e la giusta serenità personale e familiare.
Valeria Soru – ex dipendente Sigma Invest e componente segreteria Uil Fpl Comparto Regione
Giampaolo Spanu – Segretario regionale Uil Fpl Comparto Regione
(admaioramedia.it)