Ai primi di marzo, la Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità della norma regionale che nel 2008 ha consentito il passaggio diretto, senza concorso, in Regione dei dipendenti delle società Hydrocontrol e Sigma Invest. Queste persone, entrate in Regione illegittimamente, stanno però per rientrare dalla porta principale. Né poteva essere diversamente, dato che Hydrocontrol e Sigma Invest, e per estensione i loro ex dipendenti, sono molto care al presidente Pigliaru e alla sua Giunta.
Già in passato, infatti, l’aver voluto a tutti i costi assorbire all’interno dell’Amministrazione regionale le due società aveva procurato non pochi guai, sia all’ex presidente Soru, che a suo tempo mise in piedi tutta l’operazione, sia all’attuale presidente Pigliaru, che all’epoca era assessore della Programmazione della Giunta Soru. La società Hydrocontrol, nata negli anni ‘80 nell’ambito dei programmi di intervento straordinari per il Mezzogiorno, era una società consortile partecipata maggioritariamente dalla Regione, ed era specializzata in ricerche idrogeologiche; in teoria, avrebbe dovuto contribuire a combattere le frequenti siccità che affliggevano la Sardegna in quegli anni, suggerendo soluzioni e progetti. Già nel 2000, però, entrò in forte crisi, tanto che la Regione nel 2006 acquistò tutte le quote divenendone socio unico.
Sembra la solita storia del classico carrozzone clientelare assorbito dal pubblico, e infatti l’acquisto da parte della Regione servì soltanto a prolungare la vita della società di un anno e mezzo, perché nel dicembre 2007 la Giunta Soru ne deliberò la messa in liquidazione. L’operazione, nel frattempo, era costata alle casse regionali 842.637 euro, la somma necessaria a sottoscrivere l’aumento di capitale e ad evitare il fallimento. Nella realtà quella somma, secondo la Corte dei conti, venne usata per ripianare “perdite di esercizio prevedibili, permanenti e strutturali”, dovute alla circostanza che le spese correnti di Hydrocontrol superavano del 60% il valore del patrimonio. Tutto ciò in una situazione di mercato disastrosa, poiché in assenza di commesse pubbliche, Hydrocontrol cercò di acquisire commesse dai privati, uscendo però dalla sua ragione sociale, tanto che si dovettero assumere tecnici di provenienza diverse, perché all’interno della società mancavano le professionalità necessarie, aggiungendo quindi ulteriori costi a un bilancio in costante rosso.
I responsabili della decisione – l’allora governatore Soru, il direttore generale della Presidenza Dettori e l’allora assessore Mannoni – sono stati condannati dalla Corte dei conti a rifondere il danno (Soru per 337.054,80 euro; Dettori per 290.265,40 e Mannoni per 168.527,40), seppure fu annunciato un ricorso in appello del quale non si hanno notizie. La posizione dell’attuale governatore Pigliaru, all’epoca assessore della Programmazione, fu dichiarata prescritta. Chi però beneficiò di tutti questi giri di valzer furono i dipendenti della Hydrocontrol, i quali – assunti non si sa come né perché – vennero poi tutti assorbiti ex lege senza concorso nella nuova Agenzia del Distretto idrografico della Sardegna o nell’Arpas. Però, almeno in teoria, loro avevano a che fare con l’acqua o l’ambiente.
I dipendenti di Sigma Invest, invece, nemmeno quello. Infatti, Sigma Invest s.p.a., era una società nata negli anni ’90, partecipata dalla Regione prima in parte poi totalmente, che venne posta in liquidazione dalla Giunta Soru nel luglio 2004, poiché le attività della società (campo dell’assistenza e supporto finanziario alle imprese nonché alle strategie di intervento volte al risanamento delle aziende in crisi) avrebbero potuto essere svolte da “altri più idonei soggetti facenti parte del sistema regionale (Sfirs – Agenzie governative regionali)”, anche in ragione del mutato quadro normativo di derivazione comunitaria in materia di aiuti di Stato. Nonostante ciò, i dipendenti di Sigma Invest – anche essi assunti non si sa come né perché – sono stati assorbiti ex lege senza concorso nella nuova Agenzia del Distretto idrografico della Sardegna o nell’Arpas, che si occupano di tutt’altro.
Facile quindi comprendere come mai, dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha annullato le norme in base alle quali questi soggetti transitarono in Regione senza concorso, la Giunta sia stata presa da una sorta di febbre, tanto da indurre l’assessore del Personale Spanu a scrivere sul suo profilo Facebook che tra i molti pensieri che aveva in testa la priorità era quella dei lavoratori ex Hydrocontrol e Sigma Invest (è meglio risparmiare i commenti dei ‘navigatori’).
In men che non si dica, la Giunta regionale ha presentato un disegno di legge che il Consiglio ha subito approvato, dando luogo all’ennesima legge regionale ad hoc (n. 7 dell’8 marzo 2018) con la quale al personale transitato illegittimamente in Regione si applicano le procedure previste per il superamento del precariato dall’articolo 20 del Decreto Madia, con un’evidente forzatura dello spirito del Decreto, dato che i dipendenti in questione tutto possono essere considerati tranne che precari. In pratica, la norma dispone che le pubbliche amministrazioni possono bandire procedure concorsuali riservate, in misura non superiore al 50% dei posti disponibili (per la Regione sono attualmente 225), ai dipendenti che al 31 dicembre 2017 abbiano maturato almeno tre anni di contratto, anche non continuativi, negli ultimi otto anni, presso l’amministrazione che bandisce il concorso.
La Giunta (con deliberazione 13/17 del 13 marzo 2018) ha infatti modificato il Piano triennale dei fabbisogni di personale 2017-19, aumentandolo di ben 38 unità (da 187 a 225), in ragione della disponibilità finanziaria derivante dalla cessazione dei dipendenti ex Hydrocontrol e Sigma-Invest, che guarda caso in tutto sono 38: 34 più i quattro cui il Tribunale aveva riconosciuto un rapporto di lavoro a tempo determinato. Saranno, quindi, a breve banditi concorsi riservati a quei lavoratori per 38 unità (24 di Categoria D; 7 di Categoria C; 7 di Categoria B), anche se è stranamente prevista una riserva del 20% dei posti per i dipendenti interni, che non è facile capire quali possano essere, dato che questa clausola andrebbe semmai applicata ai concorsi che si dovrebbero fare per gli altri 187 posti… semmai si troveranno le risorse per farli.
Perciò, ci sarà quindi l’ennesima infornata di personale assunto con concorsi riservati a lavoratori di società in house o private. Intanto, ai dipendenti regionali assunti con regolare concorso viene da anni pervicacemente negata la possibilità di avere uno sviluppo di carriera, dato che per loro non si fanno concorsi perché non ci sono soldi, e con la scusa che “non esistono le professionalità interne” i ruoli vengono sistematicamente saturati attraverso l’inquadramento di personale entrato senza selezione. Per esempio, come denunciato anni fa dal Sadirs, sindacato dei dipendenti regionali, da “Hydrocontrol, Osservatorio economico, Gruppi consiliari, Centro polifunzionale dell’Ente Foreste, consulenti o partite Iva misteriosamente diventati ‘precari’ e stabilizzati”.
Montecristo
(admaioramedia.it)