L’appellativo di “Juventus della serie B”, al di là della scaramanzia, il Cagliari non deve prenderlo in considerazione neppure per un attimo: non solo perché, visto il disastroso avvio di stagione dei bianconeri, sarebbe di cattivo auspicio, ma anche perché certe definizioni lasciano il tempo che trovano. Anzi, sono estremamente dannose.
È pur vero che non è stata una trovata della società o del tecnico rossoblù per generare entusiasmo in una tifoseria depressa dalla retrocessione in serie B: sono stati alcuni giornalisti ad affibbiare quell’etichetta al Cagliari, e molti addetti ai lavori e commentatori televisivi l’hanno ripresa per dire che, sì, la squadra di Massimo Rastelli in effetti è la più accreditata candidata per la promozione in serie A.
Previsioni che lasciano il tempo che trovano. Raramente vengono rispettate, e talvolta servono soltanto a distrarre i giocatori dalla realtà di un campionato difficile e lungo, tecnicamente non eccelso ma molto impegnativo sotto il profilo agonistico e mentale. È un’altra dimensione rispetto alla serie A, ma non di rado qualche giocatore stenta a comprenderlo e a calarsi nel nuovo ruolo. Ecco, questo può essere uno dei trabocchetti in cui può cadere qualche rossoblù dotato di maggiore tasso tecnico. L’altro è proprio quello di credere che il blasone assegni di diritto uno dei due tagliandi che conducono direttamente alla massima serie, senza passare per i play-off. Bene sta facendo il nuovo tecnico Rastelli a predicare umiltà e spirito di sacrificio (oltre a quello di gruppo, mancato l’anno scorso). E bene ha fatto il presidente Giulini a prendere un allenatore di categoria, che conosce a memoria questa realtà e le insidie della serie B, un ex giocatore che sta mostrando buone doti anche in panchina e che ha fame di emergere, come quel Claudio Ranieri che fu lanciato proprio dal Cagliari ai tempi degli Orrù.
Fame di vittorie: condizione necessaria per fare un campionato di vertice. Elemento indispensabile per guardare lontano. I pochi rossoblù rimasti a Cagliari dopo la retrocessione, sostengono di avere un fortissimo desiderio da appagare: riportare subito squadra e società al livello che meritano. Vogliono rimediare a una stagione sciagurata, figlia di una serie di errori tecnici e societari ma anche di un gruppetto di veterani che ha seminato zizzania nello spogliatoio e stretto rapporti pericolosi e per niente apprezzabili con la parte più becera della tifoseria: ci riferiamo a quei teppisti che, verso la fine del campionato, hanno fatto irruzione nell’impianto di Assemini e schiaffeggiato i rossoblù più giovani, senza che gli anziani muovessero un dito. Dei veri 'leoni', insomma: roba da diventare rossi dalla vergogna.
Ma voltiamo pagina, così come ha fatto Tommaso Giulini con il nuovo direttore sportivo Stefano Capozucca. Sono partiti in 21 e sono arrivati 15 giocatori nuovi. C’è una forte disparità tra entrate (43 milioni di euro) e uscite (13,8 milioni) ma sono stati acquistati alcuni elementi di indiscutibile qualità ed esperienza. Su tutti, naturalmente, il portiere Marco Storari, amato dai tifosi sardi per il suo positivo trascorso in rossoblù prima del ciclo vincente con la Juventus. Un lusso, per la serie B, visto che Storari sarebbe titolare in qualunque squadra della serie A. Proprio lui è il leader di questo gruppo, sin dal primo giorno di ritiro: si è conquistato la fascia di ideale capitano (anche se nominalmente figura il confermato Dessena) per il carisma che emana anche quando tace. Storari ha spiegato ai nuovi compagni come si costruisce un gruppo vincente, affamato di successi, che non guarda in faccia a nessuno.
A chi storce il naso di fronte al bilancio largamente in credito, suggeriamo di guardare più ai fatti che ai numeri. La squadra appare competitiva, anche se ci accompagna qualche dubbio (su tutti, il fatto di voler insistere a tutti i costi sul portiere Cragno, che peraltro voleva andare a giocare altrove, e su elementi come Del Fabro). Forse poteva essere gestita meglio la vicenda Donsah, ma ormai anche il giovane ghanese è caduto nelle grinfie dei procuratori che vogliono massimizzare da subito i profitti alle spalle delle società e degli stessi calciatori: gente senza scrupolo, che non pensa al bene del ragazzo ma soltanto ai soldi. A Donsah, centrocampista acerbo sia come giocatore che come uomo, avrebbe fatto benissimo una stagione in serie B, per rafforzare carattere ed esperienza. Ha preteso l’adeguamento di un contratto che lo legava al Cagliari sino al 2018, dimostrando che da un pezzo questi accordi sono carta straccia. Ha avanzato pretese dopo una stagione con chioroscuri, terminata con una retrocessione. Insomma, meglio disfarsene subito e puntare su un sardo che promette molto bene, quell’Alessandro Deiola (classe 1995) che è partito da San Gavino Monreale per tentare la scalata alla serie A. Ci sentiamo di puntare poi sul difensore Luka Krajnc e sul centrocampista cagliaritano Nicolò Barella, un 1997 chiamato a confermare quanto di buono ha mostrato l’anno scorso. Ma il reparto più forte appare decisamente l’attacco, con il confermato Marco Sau affiancato dal giovane Cerri e dagli esperti Melchiorri e Giannetti. Alle loro spalle, sulla trequarti, due volti conosciuti: Farias e Joao Pedro. Se Rastelli troverà i giusti equilibri dietro e saprà tenere alta la concentrazione sin dall’esordio con il Crotone, questa squadra potrebbe persino divertire. Ma ci aspettiamo un plotone di avversarie pronte a giocare con il coltello tra i denti contro quella che viene definita la squadra da battere.
Infine, un’ultima considerazione che non deve apparire come un ragionamento intriso di dietrologia. Dalle prime uscite pre-campionato del Cagliari, abbiamo registrato alcune note negative che riguardano gli arbitri della serie B: sapevamo che non possono essere bravi quanto la maggior parte di quelli che fischiano in serie A, tuttavia preoccupa ancor di più l’atteggiamento ostile nei confronti dei rossoblù. Non vorremmo che l’improvvida uscita di Giulini, con la lettera inviata a Lega e Figc per chiedere tempi rapidi e certi nel processo sportivo che riguarda anche l’Atalanta, abbia stimolato la rancorosa reazione dei padroni del calcio. Aver disturbato il manovratore non solo non ha sortito gli effetti sperati (l’Atalanta è rimasta in serie A e, almeno per il momento, non è stata condannata e tanto meno penalizzata in classifica) ma, addirittura, ha fatto apparire il Cagliari come una società poco incline ad appoggiare certe porcherie. Un atteggiamento che piace poco, a chi le porcherie è abituato a commetterle. Due le speranze dei tifosi prima che si parta con questa nuova avventura, dalla quale si potrebbe aprire persino un ciclo positivo: la promozione in serie A e l’avvio dei lavori per il nuovo stadio. Il resto sono soltanto chiacchiere estive.
Arrogutottu
(admaioramedia.it)
14 Comments
Massimo Ibba
Campionato lungo è contro il Cagliari faranno di tuto per rendergli la vita difficile.
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