Il Movimento 5 Stelle sardo, votatissimo alle elezioni politiche ma inconsistente a livello locale, è ormai abituato a ‘toppare’ le prove elettorali importanti, tanto da lasciar credere che il loro vero slogan sia l’antico proverbio “non c’è due senza tre”.
Si è appena consumata la vicenda farsesca del candidato a sindaco di Cagliari, Alessandro Murenu, medico presso l’ospedale Brotzu, scelto dai vertici del Movimento e brutalmente estromesso dopo che i soliti ‘gendarmi del web’ sinistrorsi avevano scoperto una sua esternazione poco ortodossa in tema di aborto (aveva condiviso un post in cui si affermava che chiamare l’aborto “un diritto della donna” era come chiamare la lapidazione femminile “un diritto dell’uomo”), ma si tratta solo dell’ultimo di una serie di spaventosi flop, iniziata con le elezioni regionali del 2014. Quella consultazione elettorale, che nelle aspettative di attivisti e simpatizzanti del Movimento avrebbe dovuto portare trionfalmente i pentastellati, reduci dal 40% di voti isolani alle elezioni politiche del 2013, al governo della Regione, invece si svolse (febbraio 2014) addirittura senza la partecipazione di una lista grillina, dopo mesi di risse tra fazioni contrapposte che spinsero Beppe Grillo a non concedere il simbolo, sebbene, secondo quanto rivelato anni dopo in un’intervista esclusiva per Ad Maiora Media dall’ex leader locale Alessandro Polese, la decisione, in realtà, sarebbe stata “premeditata”.
Dopo questo enorme flop, le faide interne proseguirono fino a consunzione di tanti attivisti e perfino ‘portavoce’ (come i senatori Manuela Serra e Roberto Cotti, mai più ricandidati), ma i personaggi forti del M5S isolano, la deputata Emanuela Corda e l’ex sindaco di Assemini, Mario Puddu, si riproponevano decisamente di meglio per le Regionali 2019, che, dopo un nuovo successo alle Politiche del 2018 (42% dei voti in Sardegna) avrebbero senz’altro visto quest’ultimo, da anni predestinato alla candidatura a governatore, insediarsi trionfalmente a Villa Devoto. Peccato che, dopo poche settimane di smorta campagna elettorale, lo scorso ottobre Puddu sia stato tolto di mezzo da una condanna in primo grado per abuso d’ufficio, che lo costrinse a rinunciare alla candidatura in luogo di un nuovo frontrunner sconosciuto ed evanescente (Francesco Desogus) determinando per i grillini, lo scorso febbraio, un flop di proporzioni davvero ciclopiche, perdendo per strada il 75% degli elettori dalle Politiche.
Dopo una simile ‘magra’ alle Regionali, i grillini probabilmente non si aspettavano granché dalla partecipazione alle Comunali cagliaritane (alcuni dissidenti avevano già pronosticato di superare difficilmente il 6%), ma, ora, sui pentastellati ricade questa nuova tegola: una figuraccia di dimensioni davvero notevoli, non senza dubbi sulle modalità della fugace ‘apparizione’ di Murenu, dapprima designato dall’alto e poi estromesso in un batter di ciglia. Difficile credere, in particolare, che allo stato maggiore grillino, dopo che Di Maio si era impegnato per settimane a spargere odio e disprezzo sul Congresso mondiale delle Famiglie di Verona, siano sfuggite le esternazioni poco ‘ortodosse’ del medico.
Da non trascurare una lettura ‘complottista’ della vicenda, secondo cui i grillini intenderebbero così favorire la candidata del centrosinistra, Francesca Ghirra, che nutre notoriamente una grande simpatia per la deputata Corda. Un vero e proprio assist contro il candidato del centrodestra, Paolo Truzzu. Però, la storia, fino ad eventuali novità sulla farsa pentastellata, non si costruisce coi teoremi, si costruisce coi fatti, che, ad oggi, denunciano la totale irrilevanza ed estraneità del Movimento 5 Stelle nel contesto politico e sociale sardo. Nonostante l’elezione di 16 parlamentari, scesi a 15 dopo le dimissioni di Andrea Mura e l’elezione al suo posto del giornalista Andrea Frailis, dei quali, a conferma dell’assunto iniziale, la grande maggioranza dei Sardi ha difficoltà perfino a percepirne l’esistenza, salvo quando ne sparano una bella grossa.
Caesar
(sardegna.admaioramedia.it)