Come prevedibile, il ricorso che mirava a escludere dall’elezione in Consiglio regionale alcune liste, tra cui quella della Lega, a suo tempo dichiarato inammissibile dal Tar, è stato riproposto dagli ex consiglieri regionali, candidati e non rieletti, Antonio Gaia e Pierfranco Zanchetta al fine di escludere le stesse liste dall’Aula, sul presupposto che esse avrebbero aggirato l’obbligo di raccolta delle firme grazie all’appoggio di consiglieri regionali uscenti poi candidatisi con altre liste.
Tale ricorso, nonostante un precedente contrario del Consiglio di Stato, sta scuotendo gli ambienti politici sardi, forse memori che Gaia e Zanchetta, in questo genere di azioni, sono decisamente ‘fortunati’: nella scorsa legislatura entrarono infatti in Consiglio regionale ‘dalla finestra’, grazie a una ‘singolare’ sentenza del Consiglio di Stato che, contraddicendo tutti i precedenti, aveva estromesso anzitempo quattro consiglieri eletti (Efisio Arbau, Michele Azara, Gavino Sale e Modesto Fenu) perché le loro liste non avevano ottenuto un “quoziente intero” a livello regionale. Ma l’ipotetica redistribuzione dei seggi in caso di accoglimento del ricorso non consentirebbe ai due ricorrenti di entrare in Consiglio regionale (la lista “Cristiano popolari socialisti”, in cui sono stati candidati, per una singolare ‘legge del contrappasso’, non otterrebbe comunque un “quoziente intero” a livello regionale), né metterebbe in discussione l’elezione di Christian Solinas come presidente della Regione e il premio di maggioranza del 60% (potrebbe penalizzerebbe addirittura il centrosinistra). Però, porterebbe, con l’estromissione delle liste di “Sardegna civica” e soprattutto della Lega, a un pesante rimescolamento di scranni nell’ambito della maggioranza, con una redistribuzione dei seggi che potrebbe avvantaggiare soprattutto Partito sardo d’azione e Forza Italia, che ne otterrebbero due in più (passando da sette a nove e da cinque a sette), ma anche uno ciascuno per Fratelli d’Italia, Riformatori, Sardegna 20Venti, Udc e Fortza Paris.
Perciò, si racconta, che qualche ‘studio legale’ si sia attivato per sollecitare alcuni candidati non eletti di Forza Italia a intervenire in giudizio in appoggio al ricorso, evidentemente disinteressandosi del terremoto politico che ne risulterebbe e mirando esclusivamente al proprio interesse da candidato ‘trombato’. Se, per qualche seggio in più, si provocasse l’estromissione ‘burocratica’ dal Consiglio regionale di un partito che ha ottenuto oltre l’11% dei voti, considerata anche la spinta decisiva data alla vittoria dell’intera coalizione, e di fatto si insediasse una maggioranza partitica diversa da quella votata dal popolo sardo, non è difficile prevedere pesanti reazioni politiche dei danneggiati. Certamente, una maggioranza in cui alcuni partner non si facessero scrupoli ad avventarsi, come avvoltoi, sulla lista della Lega, peraltro appoggiando un ricorso promosso da due candidati ‘trombati’ del centrosinistra, difficilmente potrebbe indurre a confidare su un gran futuro, perdendo fortemente di credibilità a poche settimane da importanti appuntamenti elettorali.
Comunque sia, rischia di profilarsi l’ennesima ‘truffa legale’ ai danni degli elettori sardi, a causa di una legge elettorale a dir poco imperfetta e mai revisionata. Occorre riflettere sulla correttezza costituzionale dell’affidamento ai giudici, in barba al principio di ‘separazione dei poteri’, del potere di modificare ‘in via interpretativa’, di volta in volta, la composizione di un’assemblea legislativa come il Consiglio regionale della Sardegna, che, come le Camere nazionali, dovrebbe più opportunamente giudicare esso stesso delle controversie elettorali che lo riguardano.
Caesar
(sardegna.admaioramedia.it)