Un spettro si aggira per la Sardegna, ma non è quello arcinoto del comunismo, bensì quello della sospensione o dell’annullamento delle elezioni regionali, e forse perfino dell’ineleggibilità di alcuni consiglieri regionali uscenti e ricandidati.
E’ questo, infatti, l’effetto che vorrebbe, tra gli altri, ottenere un elettore residente in provincia di Sassari, in passato noto per le sue idee di estrema destra, che ha contestato, davanti ai Tribunali civili di tutta l’Isola e al Tar Sardegna (con ricorso proposto fuori termine), l’adesione tecnica che alcuni consiglieri regionali uscenti, come previsto dalla legge elettorale regionale, hanno dato a nuove liste (soprattutto del centrodestra, ma una anche della coalizione di Zedda), pur ricandidandosi nei partiti di origine.
Facendo grazia di più articolate disquisizioni, ad essere benevoli i ricorsi appaiono manifestamente infondati, benché sia stata divulgata la fake news della loro ‘ammissione’ da parte di due giudici – in realtà hanno fissato udienze ordinarie nel contesto di procedimenti cautelari che non prevedevano, in tale fase, pronunce sull’ammissibilità – ma dietro queste ‘contestazioni’, sulla base di concordanti elementi indiziari, potrebbe esserci la ‘manina’ di qualche politico regionale, aduso a diffondere esagerazioni di ogni sorta. Anche se, colpisce che vi abbia dato forte credito un noto e fervente sostenitore dell’ex candidata governatrice Ines Pisano (partita col sostegno di esponenti in arrivo dall’estrema destra e finita elogiando il candidato del centrosinistra Zedda), sovente protagonista di accese polemiche contro il Partito Sardo d’Azione ed il suo leader Christian Solinas, candidato governatore del centrodestra, che in un crescendo rossiniano si è perfino risentito del silenzio della stampa sulle sue “rivelazioni”.
Anche se l’esperienza insegna che ci si può aspettare di tutto, difficilmente il singolare ricorso potrà essere accolto, in tutto o in parte, ma la sua presentazione non sembra neppure il frutto di una ‘burla giudiziaria’, quanto forse un ‘avvertimento’ su possibili sviluppi di future azioni dinanzi alla giustizia amministrativa dopo l’esito elettorale. Come se non bastasse la preannunciata ripresentazione, da parte del professor Andrea Pubusa (ex dirigente e consigliere regionale comunista, oggi simpatizzante per il Movimento 5 Stelle), del ricorso contro la legge elettorale proposto e rigettato cinque anni fa, che metteva in discussione il premio di maggioranza e le rigide soglie di sbarramento, è prevedibile che uno o più dei perdenti, ove ciò risultasse decisivo, ricorrerebbe al Tar in base alla ritenuta invalidità dell’appoggio di questi consiglieri uscenti, poi ricandidatisi nei partiti di provenienza invece che in quelle liste della stessa coalizione.
La prognosi sul successo di un simile ricorso è, in verità, prevalentemente negativa in base ai precedenti del Consiglio di Stato in casi analoghi, e le situazioni evidenziate non sono paragonabili al caso eclatante dell’appoggio del consigliere uscente del Partito democratico, Daniela Forma, a Ines Pisano, con cui sarebbe stata avallata addirittura una coalizione diversa. Ma quando si tratta di giustizia ‘non si sa mai’. Una cosa è certa: dopo le prove mortificanti della scorsa legislatura, per oltre la metà della sua durata interessata da continue modifiche della composizione del Consiglio regionale mediante ricorsi e sentenze dei giudici amministrativi, non c’era e non c’è affatto bisogno di un bis, che si sarebbe potuto evitare cambiando a tempo debito la legge elettorale, e che comunque nuocerà ancor di più alla già precaria credibilità della fragile democrazia regionale sarda.
Caesar
(sardegna.admaioramedia.it)