Perché questi nuovi o vecchi politici sono così bugiardi e sempre in campagna elettorale, spargendo promesse ed illusioni a destra ed a manca? La qualità dei personaggi e drammaticamente peggiorata ed adesso sono pochi quelli che riescono a dare del pane al pane e del vino al vino.
La Giunta Pigliaru, poi, ingarbuglia le cose più semplici, scarica le colpe sugli altri, sfida il buon senso sparandole sempre più grosse, sperando che i cittadini, non i sudditi, siano distratti o pensino ad altro. Per risollevare le proprie sorti, l’Esecutivo è impegnato in una irrealizzabile ‘campagna acquisti’. A farne le spese le organizzazioni, gli enti, le associazioni, i consorzi che hanno stretto rapporti di collaborazione con l’Amministrazione regionale e che vedono, da tempo, disattesi gli impegni solennemente presi. Uno dei casi più emblematici, e drammatici, è quello dell’Ara (Associazione regionale allevatori), che raggruppa le associazioni provinciali allevatori ed è affiliata all’Associazione italiana allevatori. Le associazioni provinciali e quella regionale hanno svolto e svolgono un ruolo importantissimo, essenziale nel campo della zootecnia sarda ed italiana, perché assistono tecnicamente, culturalmente, scientificamente, chi opera nel difficile mondo dell’allevamento zootecnico.
Le Apa e l’Ara, in Sardegna, si sono sostituite alla Regione, che non ne aveva le capacità e la voglia, nella gestione dei libri genealogici delle diverse razze, nei controlli funzionali, nella gestione dei dati, nel miglioramento genetico e produttivo degli animali allevati, nell’assistenza sanitaria per la prevenzione e cura delle diverse patologie, nell’analisi e valutazione igienica e organolettica dei prodotti ottenuti (in particolare latte, carni, formaggi). Per svolgere nel modo migliore questi compiti, collaborando assiduamente con gli organismi di ricerca (in particolare, università, Istituto zootecnico e caseario, Istituto di incremento ippico, Istituto zoo-profilattico, Centro agrario sperimentale), prima che il prode presidente Soru riorganizzasse a modo suoi centri di ricerca esistenti e buttasse al macero decenni e decenni di studi, di ricerche, di sperimentazioni, di risultati eccezionali, che avevano portato questi centri ed i ricercatori che vi lavoravano all’attenzione degli istituti scientifici più prestigiosi del mondo. Apa ed Ara, grazie all’opera di dirigenti attenti ed avveduti, avevano stretto accordi con l’Amministrazione regionale fornendo il prezioso supporto della loro professionalità ed esperienza. In base a questi accordi l’Amministrazione regionale, ogni anno, avrebbe corrisposto alle associazioni degli allevatori contributi finanziari necessari per coprire gran parte delle spese sostenute, mentre il resto sarebbe stato versato dai soci, sotto forma di quote sociali e col pagamento dei servizi forniti dalle stesse associazioni. Tutto è andato bene per molti anni, poi anche nelle associazioni sono entrati i ‘politici’ e le cose sono andate male.
La situazione è diventata più grave quando la Regione si è ‘dimenticata’ di versare quanto dovuto. E questa Giunta regionale è particolarmente disattenta, quando deve onorare i suoi impegni. Così l’Aia ed i dirigenti regionali hanno deciso di mettere in liquidazione l’Ara, sollecitando l’applicazione di una legge regionale (numero 3 del 2009) dell’epoca Soru, che prevedeva il passaggio dei dipendenti delle associazioni allevatori nell’inefficiente calderone di Laore, l’agenzia voluta dall’ex signor Tiscali per la promozione e l’assistenza tecnica in agricoltura, compiti poco conosciuti e praticati ancor meno. Con le associazioni allevatori le bugie risalgono a quel lontano 2009 e vengono ripetute continuamente: i dipendenti di Apa ed Ara (meno di 300 persone), tutte con grandi competenze professionali, non possono essere assunte senza concorso, come prevede la legge, e non possono essere ‘trasferite’ a Laore perché lo vieta una legge nazionale. E le leggi non possono essere modificate con la ‘volontà politica’, ma possono essere cambiate solamente con una legge elaborata ed approvata dal Parlamento nazionale, purché non violi le norme europee, in materia di assunzioni e lavoro. Perché, invece, la Giunta non onora gli impegni che ha sottoscritto? Come avviene in molti altri, troppi, casi, se le amministrazioni pubbliche pagassero i servizi forniti dai privati, le cose andrebbero per il verso giusto ed i dipendenti delle diverse strutture riceverebbero regolarmente stipendi e rimborsi spese ed i vari fornitori otterrebbero quanto devono avere. Tutto troppo semplice: se la Regione funzionasse bene, la Sardegna non sarebbe in questa drammatica situazione. Ma certamente la Sardegna non merita questa classe politica, che ha reso drammatica una situazione già difficile in partenza. “…sed libera nos a Pigliaru. Amen”.
Cochise
(admaioramedia.it)