In occasione di alcuni servizi della Rai a margine del Giro d’Italia, riguardanti soprattutto Orune, il Tg1 ha fatto una enorme sciocchezza, ma la Regione molto probabilmente ne ha fatta un’altra, di dimensioni non inferiori.
I fatti sono noti e non serve ripeterli. Anzi, meno se ne (ri)parla è meglio è, tenendo conto del fatto che complessivamente i servizi della Rai e delle altre stazioni televisive hanno ‘riflesso’ una immagine della Sardegna piena di grande bellezza, esattamente come è. Quello che è meno noto è che la Regione, giustamente da questo punto di vista, ha investito sul Giro risorse molto importanti, servendosi anche della Film Commission regionale ed avrebbe dovuto ‘esserci’ anche lavorando molto sull’editing, cioè sul complesso di contenuti che il servizio pubblico avrebbe diffuso in occasione della manifestazione. Avrebbe potuto e dovuto fornire alla Rai, in altre parole, una quantità imponente di materiale di base, con riferimenti storici, culturali, ambientali, geografici e perfino toponomastici dei luoghi in qualche modo collegati ed attraversati dalla corsa. Sì, perché qualche accento sgarrato lo abbiamo sentito anche stavolta, purtroppo. Non lo ha fatto, o non lo ha fatto bene, o non lo ha fatto fino in fondo (su questo, semmai, bisognerebbe indagare) e non se ne può fare una colpa della Rai, quanto piuttosto a chi non si occupa a dovere di come vengono spesi i ‘nostri’ soldi.
Poi, naturalmente, c’è sempre chi la butta in politica e in antagonismo, prendendosela con l’Italia e trovando un motivo in più per (auto)proclamare l’indipendenza. Ma non è col sovranismo a buon mercato che si cambia la Sardegna e la sua immagine in Italia e nel mondo.
SardoSono
(admaioramedia.it)
4 Comments
Bianca Maria Rosaria Balata
Condivido appieno questa analisi .
Sandro Lai
Ma se all’ ingresso di un paese c’è un cartello con i fori di fucile, non dovevano filmarlo? Forse gli amministratori sapendo dell’arrivo del giro avrebbero potuto sostituirlo, o no? Ma la colpa è del giornalista!
Rita Panzalis
Ci sono gli stronzi che sparano ai cartelli come anche in altre parti d’Italia non vuol dire che siamo tutti delinquenti per questo
Gabriella Pilia
È il gioco preferito dei repressi sparare con fucile a pallettoni e verificare se il buco..è più grande del loro cervello!