Un parroco in carcere a Uta da quattro mesi in regime di detenzione preventiva con la pesante accusa di reati sessuali contro minori; un altro indagato per lo stesso genere di crimini; un altro ancora allontanato dalla parrocchia perché sorpreso da un vicino di casa a stendere i panni nudo nel suo giardino (senza alcuna inchiesta penale in questo caso).
Senza dimenticare il mistero della Cattedrale, con il parroco ufficialmente sollevato dall’incarico per ragioni di salute, ma praticamente scomparso e ancora non sostituito.
Ce n’è d’avanzo per un quadro a tinte fosche dell’ormai afona e con i nervi tesi diocesi di Cagliari, nel cui scacchiere i pezzi tornano – sulla base di una regia molto accorta – quasi nello stesso punto in cui erano quando la guida era Ottorino Pietro Alberti, e le parrocchie erano sostanzialmente dei sultanati in cui regnava l’anarchia. Oggi, affidata ad Arrigo Miglio, la chiesa del capoluogo è alle prese con spostamenti e movimenti interni simili ad una curiosa partita a Risiko, fatta di siluramenti, promozioni, dispetti e gelosie.
Non si spiega altrimenti la curiosa abbinata Ottavio Utzeri–Tore Ruggiu: il primo, plenipotenziario segretario e vero dominus factotum dell’episcopio ai tempi di Alberti, in autoesilio in quelli di Mani, è tornato in grande spolvero. Nominato cancelliere diocesano da Miglio (in pratica custode dei segreti della Chiesa), è stato nei giorni scorsi spostato da Sant’Avendrace a Sant’Anna, continuando a ricoprire l’incarico di responsabile del settore scuola (è stato per anni apprezzato vicepreside al Leonardo). Il secondo, don Ruggiu, anche lui finito in un cono d’ombra durante il periodo del generale di corpo d’armata, recupera gli antichi fasti e, dopo l’incarico di vicario episcopale per la vita consacrata, con squilli di tromba è stato nominato penitenziere della Cattedrale, incarico che preluderebbe all’incarico di parroco della chiesa più importante di Cagliari. Peccato che da Roma giungano voci, non smentite, di un ricorso vinto dall’attuale parroco, don Alberto Pala, contro la rimozione forzata decisa dal vescovo piemontese qualche mese fa. Ma Miglio non si ferma e con il suo passo felpato (“piemontese, falso e cortese” non è solo un proverbio) procede placido a sistemare caselle: Utzeri e Ruggiu sono tornati a caselle invertite rispetto a 10 anni fa, uno a Sant’Anna (dove con Alberti stava Ruggiu) e l’altro in episcopio (dove stava Utzeri).
Intanto, non si capisce l’esultanza per l’ultima operazione mediatica, quella in cui la potente Caritas di Marco Lai è stata coinvolta, ancora una volta, in una iniziativa di dubbia etica: la deportazione (anche in questo caso dolcemente forzata) dei migranti eritrei alla Fiera. In tanti ricordano quando, all’epoca dei poveri rumeni accampati in via dell’Agricoltura, la Caritas si assunse il lavoro sporco di re-imbarcarli sugli aerei con un biglietto di sola andata. Anche stavolta si presta, il braccio caritatevole della Chiesa, a coprire le falle del sistema di politiche sociali del Comune di Cagliari, con un nugolo di ‘volontari’. C’è da scommettere che, in silenzio, gli uomini di Marco Lai hanno già cominciato a spedire lontano i migranti.
Restano sul tavolo alcune domande: a quale utilizzo è destinata Villa Asquer, ormai da anni graziosamente donata dall’amministrazione Zedda alla Caritas? Il bivacco di alcuni senza fissa dimora nell’antico stabile non è certo in linea con il vincolo del lascito del Conte rosso, che in cambio della donazione chiedeva iniziative per i giovani (all’inizio, infatti, finita per questo all’Università che ci piazzò gli Erasmus). E ancora: l’enorme complesso del Mauriziano, dietro Santa Croce, anche quello donato anni fa dal Comune alla diocesi e da questa rigirato alla Caritas, è destinato a rimanere nell’attuale stato di abbandono a due passi dalle aule di Architettura? Ai posteri l’ardua sentenza.
Zaccheo
(admaioramedia.it)
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