Un commento sullo spot per l’ormai imminente Gay Pride in salsa sarda, accusato dagli integralisti duri e puri delle Sentinelle in piedi di strumentalizzare un bambino? Non pervenuto. L’ex parroco di Vallermosa, ex pugile, tuona dal pulpito contro gli omosessuali, richiamato con grande evidenza su “L’Unione Sarda”? Niente da dichiarare. Il seminario arcivescovile preso in affitto dall’Università di Aristan per mettere in scena addirittura la “reincarnazione” di Santa Teresa d’Avila o per spettacoli a pagamento con la iena Nadia Toffa? Nulla da ridire, basta che paghino: altro che “fuori i mercanti dal tempio”.
Alle pagine della storia appartiene ormai la vicenda dell’allora parroco di Mandas, accusato di pedofilia tuttora agli arresti e in attesa di processo (si aprirà in questi giorni l’udienza preliminare): anche in quel caso, il placido vescovo di Cagliari, Arrigo Miglio, non pronunciò verbo né in difesa del suo sacerdote né contro, nemmeno quando la carcerazione del prete, malato di Parkinson, si è protratta oltre ogni ragionevole sopportazione. Tutti zitti e in silenzio, pare essere stato l’ordine, mentre tra i preti monta sempre più lo sconcerto. Certo, deve aver tremato monsignor Miglio – l’uomo definito su Italia1 dalla iena Filippo Roma “arcivescovo Ponzio Pilato” – quando nei giorni scorsi Papa Francesco ha inasprito le pene contro i vescovi che coprono i prelati accusati di tali reati: “Scritte con minacce di morte sono comparse sui muri dell’edificio e qualcuno ha inviato proiettili all’arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio, accusato di non aver fatto abbastanza per proteggere i ragazzi”, titolò “Il Fatto quotidiano” nel maggio dell’anno scorso, riferendosi alla vicenda di don Pascal Manca e alla mancata reazione della diocesi. E Miglio non può non averci ripensato in questi giorni, avvolto nel suo tradizionale silenzio.
Sempre senza una spiegazione pubblica è stato spedito lontano da Gesico anche il parroco accusato – pure lui – delle peggior cose contro i minori, sulla cui sorte giudiziaria non c’è certezza. Nella nebbia è finita anche la vicenda giudiziaria che vede coinvolta la Caritas, il cui direttore diocesano resta saldamente don Marco Lai, nonostante l’inchiesta sul traffico di vestiti usati. Non si è invece fatto pregare, monsignor Miglio, per impugnare il bazooka mediatico (si fa per dire) e sparare (ci sia permesso il termine) su un altro fatto di cronaca. Direte voi: le violenze sulle donne che imperversano in Sardegna? Macché. Le condanne dei politici per l’uso scorretto dei fondi ai gruppi in Consiglio regionale? Nemmeno. Le fabbriche che chiudono una dopo l’altra? Tantomeno.
“La Diocesi di Cagliari – scrive una nota della Curia – si unisce all’invito alla preghiera per le vittime e i familiari della strage avvenuta nella città statunitense di Orlando e fa propri i sentimenti e le parole di papa Francesco”. E ci mancherebbe pure che non condividesse qualcosa del Pontefice. Ma il bello viene dopo, quando il comunicato diocesano ribadisce “che non sarà mai condannata abbastanza ogni forma di omofobia, assieme ad ogni altra forma di discriminazione e di disprezzo per le persone, chiunque esse siano”. Tralasciando l’italiano (che rimane una bella lingua, al di fuori degli stretti confini della Curia), resta il fatto che il Vescovo piemontese – inserito tra i vescovi massoni dal libello intitolato “Via col vento in Vaticano” che gira sul web – pare più interessato alla tragedia di Orlando che non alle vicende che si dipanano tra Decimoputzu (dove don Massimiliano Pusceddu, già esule da Vallermosa per mano di Miglio, predica – indisturbato – odio contro i gay) e il Palazzo di Giustizia. Aggressioni ai gay ce ne sono pure in Sardegna: ma su quelle, inspiegabilmente, il presule tace. Meglio darsi alle magie del ’politicamente corretto’ , lisciando comunque il pelo agli omosessuali: e anche questa è storia nota, Miglio è da sempre tra i preferiti delle associazioni del settore. Chissà se quest’anno partecipa al Gay Pride.
Zaccheo
(admaioramedia.it)
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