Se non è un ‘rompete le righe’, poco ci manca: la Diocesi di Cagliari sembra davvero arrivata all’ultimo Miglio. Non è un mistero che il vescovo piemontese che guida la chiesa del Capoluogo dal 2012 compirà 75 anni il 18 luglio: entro quella data dunque dovrà presentare le dimissioni, come da diritto canonico, per raggiunti limiti d’età. La proroga ottenuta clamorosamente pochi mesi fa dal vescovo di Oristano, Ignazio Sanna, aveva fatto sperare ai più entusiasti uguale sorte per don Arrigo, spedito cinque anni fa in Sardegna anche per mettere pace nell’episcopato sardo diviso all’epoca anche su chi dovesse essere il successore di Giuseppe Mani a capo della chiesa cagliaritana.
In una proroga sperava anche Paolo Atzei, l’arcivescovo di Sassari giubilato invece dopo nemmeno sei mesi dal compimento del fatidico 75mo compleanno e sostituito al volo (la nomina è dell’altro giorno) con Gian Franco Saba, prete con origini a Buddusò. Quest’ultimo ha meno di 50 anni ed è un buon cavallo di razza, passato indenne anche dall’incarico di rettore dell’inutile seminario regionale sardo, quello che Mani avrebbe voluto demolire mandando i giovani preti a studiare a Roma alla faccia degli altri suoi colleghi vescovi. Questi – partito Mani – non sono riusciti certamente a riempirlo di vocazioni, mostrando quanto il Vescovo toscano avesse ragione da vendere. A denti stretti, monsignor Atzei ha fatto notare il doppio salto carpiato compiuto dal suo successore Saba, nominato arcivescovo senza passare dal gradino ecclesiastico precedente di vescovo semplice. Aggiungete la giovane età, e capirete perché questa nomina potrebbe essere anche deflagrante sui fragili equilibri tra i vescovi sardi.
Ecco perché nel frattempo, in silenzio, quatti quatti, a Cagliari in poche ore è partita la contraerea: proprio come Atzei, anche Miglio sembrerebbe ormai destinato a cambiare aria poco dopo il raggiungimento del 75mo compleanno. Con le valigie già pronte da un pezzo, il Presule ha però pensato di firmare una curiosissima nomina: annunciando anzitempo sul sito web della Diocesi la fine della carriera di monsignor Tonio Tagliaferri, parroco fondatore di Santo Stefano a Quartu e già direttore del settimanale diocesano che fu (“Nuovorientamenti”), ha proclamato con addirittura cinque mesi di anticipo suo successore don Giulio Madeddu. Sia ben chiaro: i due sacerdoti si amano da tempo, l’uno è figlio spirituale dell’altro, nonché stretto sodale nel burrascoso periodo di Mani. Dunque nessun dispetto, solo una scelta di tempi davvero fantasiosa.
Don Madeddu d’altra parte con Miglio è stato un collezionista seriale di incarichi: riportato in auge dopo l’esilio a Ussana, è stato nominato prima direttore delle comunicazioni sociali della Diocesi, quindi direttore della Pastorale del lavoro regionale (al posto di don Piero Borrotzu che ancora tutti rimpiangono ad ogni latitudine), poi direttore della radio diocesana (fino a qualche tempo fa) e pure canonico della Cattedrale. Si mormora che grande peso avesse (sia detto senza ironia) anche sul settimanale diocesano “Il Portico”, che con Miglio ha cambiato due direttori in cinque anni. Qualche esperto di diritto canonico sta cercando di capire se un vescovo può attribuire un incarico a partire da un periodo in cui formalmente non è più in carica, ma la nomina fatta da Miglio è davvero un capolavoro: indicando Madeddu come sostituto di Tagliaferri a partire da novembre (e non da subito, come invece sarebbe logico e naturale attendersi), ha rivelato pure la sua scadenza. Almeno quella desiderata: a ottobre si svolgeranno infatti in città le Settimane sociali dei cattolici, alla cui presidenza Miglio è stato sostituito con poco garbo poco più di un anno fa, e il Vescovo piemontese non vuole mancare all’appuntamento, almeno da padrone di casa e pacioso anfitrione. Se sarà davvero così, se cioè resterà a guida della diocesi cagliaritana fino alle Settimane sociali, lo deciderà il Papa: nel frattempo, esattamente come un presidente del Consiglio in scadenza, ha cominciato a piazzare i suoi uomini al riparo dai prevedibili ‘repulisti’, ipotizzabili da parte di chi arriverà al suo posto.
Il primo, dato altrimenti a rischio epurazione, è proprio Madeddu. Ad un altro – il segretario a corrente alternata, don Carlo Rotondo – ci ha già pensato la Conferenza episcopale sarda poche settimane fa, nominandolo controvoglia per i prossimi cinque anni assistente spirituale del seminario regionale (sulla cui inutilità abbiamo già detto). Radio Clero assicura che il prossimo ad essere ‘blindato’ in qualche posto sicuro, e dunque inamovibile dal vescovo che verrà, sarà don Franco Puddu: dopo aver tentato invano di essere nominato vescovo ausiliare, si è dovuto ‘accontentare’ della nomina a vicario generale, incarico di fiducia destinato a svanire con l’arrivo del nuovo vescovo. I più astuti fanno notare che da qualche tempo a Puddu sia stato affiancato un giovane viceparroco, don Emanuele Meconcelli, lanciato verso altri prestigiosi incarichi e infatti piazzato negli ultimi giorni anche come vicario aggiunto al Tribunale ecclesiastico.
La Diocesi che Miglio si appresta a salutare fa però i conti con un altro paio di partite lasciate aperte: in cima alla lista c’è certamente la poco chiara e triste vicenda di don Pascal Manca, l’ex parroco di Mandas e Villamar accusato di pedofilia e condannato a 8 anni di carcere nelle scorse settimane. Don Arrigo si è affrettato, poche ore dopo la sentenza, ad esprimere solidarietà alle vittime e alle famiglie, ma sui giornali sono apparse anche le dichiarazioni di chi sostiene che qualcuno in questi anni abbia coperto l’azione del parroco. Sospetti pesantissimi, certo tutti da verificare, ma pesantissimi. La lista delle grane si allunga: si va dal parroco di Gesico, don Luca Pretta, ingiustamente accusato, rimosso dall’incarico da Miglio e ancora non rimesso al suo posto anche a indagini archiviatissime (Pretta è uscito da un’inchiesta giudiziaria pulito come il culetto di un bambino), al parroco-pugile di Vallermosa, don Massimiliano Puxeddu, ridotto al silenzio dopo alcune discutibili omelie sui gay e un’inchiesta sull’uso di una pistola. Di quest’ultimo tra l’altro si sono perse le tracce, come pure del parroco di Villanovatulo, don Angelo Cardia, che improvvisamente da un giorno all’altro ha lasciato l’incarico ufficialmente solo perché ‘stanco’, e rimasto a spasso non si sa dove. O il parroco di Sestu, don Onofrio Serra, di cui i giornali hanno parlato per un tentato furto (con un processo curiosamente nemmeno iniziato) e anche lui mai difeso pubblicamente.
Avvolta nel mistero è pure la vicenda del parroco della Cattedrale, Alberto Pala, fedelissimo di Mani, che qualcuno tentò di mettere a riposo forzato e che tornò al suo posto – dicono – dopo aver fatto causa in Vaticano. Già, il Vaticano: i soliti ben informati assicurano che siano diverse le vicende che avrebbero attirato l’attenzione della Santa Sede, come quella del prete presunto massone, Giancarlo Dessì, rimosso solo dopo molto tempo. Qualcuno parla anche di voluminosi dossier, ma saranno certamente tutte fantasie… Anche per le vocazioni la Diocesi cagliaritana – nei cinque anni di Miglio – non ha certamente brillato, né per quelle sacerdotali né per quelle religiose: poche, pochissime le ordinazioni di preti, come pure le iniziative realizzate a livello cittadino o le uscite pubbliche su temi particolarmente sentiti dai cattolici sardi. Nel mezzo, numerosi sacerdoti di Cristo in pasto ai giornali senza una riga di commento da parte di chi li avrebbe potuti difendere. Non c’è che dire: davvero un bel ‘pacco dono’ pronto per il successore. Astenersi perditempo.
Zaccheo
(admaioramedia.it)
2 Comments
Maiolo Gabillo
Le omelie sui gay erano indiscutibili poichè poggiavansi sul Vangelo
andrea
Maiolo gabillo, il Vangelo parla dei gay?