E’ stato ufficialmente avviato oggi a Palazzo Chigi il percorso per definire un nuovo accordo Stato-Regione sulla finanza pubblica. Ma le posizioni tra il Governo e la Regione sarda sono molto distanti: la Sardegna rivendica infatti gran parte dei 684 milioni di accantonamenti attualmente previsti, mentre il Governo non concede molti margini di manovra, adducendo una situazione critica per le casse dello Stato.
“Di sicuro partiamo da posizioni molto distanti e il confronto serrato e a tratti duro di oggi lo conferma“, ha spiegato il vicepresidente della Regione Raffaele Paci al termine dell’incontro con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Maria Elena Boschi, il ministro agli Affari Regionali Enrico Costa, il capo di Gabinetto del Ministero dell’Economia e delle Finanze Roberto Garofoli e i dirigenti della Ragioneria generale dello Stato.
“Abbiamo rappresentato con forza le nostre ragioni e illustrato il dossier predisposto con il presidente Pigliaru che dimostra quanto la Sardegna abbia bisogno di tutte le proprie entrate“, ha spiegato Paci. “Abbiamo detto al sottosegretario Boschi e al ministro Costa che non cederemo di un passo e che porteremo le nostre rivendicazioni fino in fondo. Il Governo, da parte sua, ha preso l’impegno di analizzare in tempi brevi la situazione con il Mef per dare le prime risposte alla Sardegna. Non sarà facile ottenere i risultati che vogliamo: il Governo ci ha ripetuto che la situazione economica italiana è complicata e che le richieste della Sardegna possono generare un effetto a cascata sulle altre Regioni a Statuto speciale. Noi, numeri alla mano, abbiamo ribadito che la nostra situazione è più difficile rispetto ad altre e quindi chiediamo un’attenzione maggiore, che tenga conto del nostro particolare ciclo economico. Il confronto, insomma, è stato avviato: nelle prossime settimane ci rivedremo e ci aspettiamo le prime, concrete risposte“.
Durante l’incontro romano l’assessore Paci ha sottolineato che gli accantonamenti, in quanto contributi straordinari, non possono essere incardinati come contributo fisso, come di fatto sta accadendo. “Abbiamo contribuito, e in misura pesante, con 3,3 miliardi di euro in questi anni, ma ora basta: continuare a pretendere il pagamento di centinaia di milioni all’anno non può essere accettato. A meno che lo Stato non abbia unilateralmente deciso di modificare il nostro Statuto stabilendo che nelle nostre casse debbano arrivare 5 decimi e non più i 7 decimi dell’Irpef previsti. Perché di questo stiamo parlando: continuare a trattenere tutti quegli accantonamenti significa versare alla Sardegna 2 decimi in meno dell’Irpef che ci spetta e dunque non rispettare lo Statuto. È chiaro che non lo permetteremo e chiediamo al Governo risposte adeguate che sono sicuro arriveranno“.
La notizia del vertice Stato-Regione sulla finanza pubblica ha suscitato la immediata reazione dei Riformatori sardi. “Pigliaru e Paci continuano ad inviare dossier ai ministri dell’economia per contestare l’impennata degli accantonamenti, da noi denunciata da tempo e a più riprese”, ha commentato il coordinatore regionale Pietrino Fois. “Ma il governo fa regolarmente carta straccia di questi dossier. Ed è la Sardegna che paradossalmente finanzia il fondo nazionale della sanità che a sua volta ripiana le passività delle Asl delle regioni a statuto ordinario. I dati degli accantonamenti sono questi: nel 2014 abbiamo dato allo Stato 578 milioni, nel 2015 681, nel 2016 684. Per il 2017 lo Stato da noi ne vuole 781: una beffa”. (red)
(admaioramedia.it)