Non c’è tregua per Francesca Barracciu. Mentre il popolo della rete si diverte a sbeffeggiarla, in un’avvincente gara a chi fa la battuta più sagace, si riapre una vecchia sfida tra ‘prime donne’ sarde. Se venerdì, a Nuoro, galeotto fu “Il giorno del giudizio”, questa volta il romanzo di riferimento é di Victor Hugo.
«Tutti possiamo dire una cosa prima o poi, ma è solo quando si cerca di incolpare un altro che si diventa miserabili», così, con l’hashtag #sottocultura, Michela Murgia si è rivolta su twitter, senza nominarla, al Sottosegretario alla Cultura. Replicando, poco dopo, su facebook con più di 140 caratteri e con maggiore asprezza: «La commiserazione è un sentimento nobile che esiste per ricordarci che tutti possiamo dire una cosa miserabile ogni tanto. É solo quando cerchi di dare la colpa a qualcun altro (di solito più debole di te) che si capisce che a essere miserabile non era la cosa che hai detto. Eri proprio tu.»
Anche i più distratti hanno potuto intuire che Kelledda è tornata a vestire i panni del difensore dei più deboli. In questa occasione di Vassili Casula, addetto stampa della Barracciu, reo confesso autore della confusione tra Sebastiano e Salvatore Satta. Già conoscevamo l’animo nobile della Murgia, infatti nessuno potrà mai dimenticare la ‘Michela solidale’ che si era fatta ‘casualmente’ fotografare in posa, mentre, contrita ed attrezzata di stivaletti da passeggio e scopa da salotto, aiutava a Terralba in casa di amici dopo l’alluvione.
La reazione ‘governativa’ non si è fatta attendere, sempre su facebook, dimostrando che il Sottosegretario ha un’organizzazione spionistica all’altezza del ruolo («Mi hanno segnalato un post al vetriolo») e mantenendo elevati livelli di acidità: «Penso che semmai miserabile sia colei che, persa miseramente la competizione elettorale, emerge miseramente da sotto terra solo per scaricare la propria ricca arrabbiato contro chi ha contribuito a far conoscere la sua misera consistenza politica, la sua misera conoscenza dei problemi della Sardegna, il suo livello stellare di demagogia ovvero contro chi ha contribuito a farla perdere». Insomma, la Barracciu rispedisce al mittente l’accusa di “miserabile” e si lancia anche in un’analisi socioeconomica dell’avventura politica della rivale: «Uno, due volte, cento volte miserabile perché, dopo aver miseramente utilizzato a mani basse (e facendole anche contribuire economicamente) le persone in funzione del suo ricco delirio e del suo misero arrivismo, dopo essere stata miseramente stracciata sia dal centro sinistra del centro destra, ha miseramente abbandonato tutti coloro che si son fatto incantare da lei, dalle sue dichiarazioni d’amore (evidentemente miseramente a scadenza elettorale) per la Sardegna, per tornare ai suoi AFFARI evidentemente ben più remunerativi dell’impegno politico quotidiano e del lavoro per mantenere fede alle tante parole da lei utilizzate, certo di alto livello culturale ma miseramente false». La prosa è chiara, seppure un po’ ripetitiva, ma il Sottosegretario non intende essere confusa e in chiusura ribadisce: «Allora ci si rende conto che misera non era solo la demagogia e la conoscenza dei problemi della Sardegna ma proprio lei».
Tutto è partito dalla celebrazione del centenario della morte di Sebastiano Satta, perciò il poeta non si offenderà se come epigrafe dello scambio epistolare prenderemo in prestito la sua prima opera: “Versi ribelli”.
Arsenico
(admaioramedia.it)