Nella piazza Antonio Gramsci, debitamente riqualificata dalla giunta Zedda, fanno bella mostra di sé due fasci littorio, riverniciati a nuovo, di mussoliniana memoria. In qualunque altra parte d’Italia la cosa avrebbe suscitato scandalo, promosso veementi proteste, petizioni per la cancellazione degli odiosi simboli di una dittatura feroce, sanguinaria etc etc.
A Cagliari, e diciamo pure in tutta la Sardegna, niente di tutto questo. Anzi, quasi un certo compiacimento per aver portato a termine un opera culturalmente meritoria: “Avevo assicurato che dopo la riqualificazione della piazza li avremo rimessi a posto e ho mantenuto la promessa. Senza entrare in questioni politiche, io non sono fascista ma non si può negare un pezzo di storia“, ha spiegato l’assessore comunale ai Lavori pubblici, Gianni Chessa, presumiamo con l’assenso del sindaco Zedda. Ancora più drastico il parere del soprintendente ai beni culturali, Fausto Martino: “Sarebbe un errore rimuovere questi simboli e in questo non c’è alcuna connotazione di consenso. Sono documenti che raccontano una storia. Bisogna impedire questa furia iconoclasta. E poi sono processi che di solito si registrano all’indomani della caduta di un dittatore, ma qui sono passati cento anni. Seguendo questa linea anche i monumenti degli antichi romani, che non erano esattamente democratici, dovrebbero essere rimossi. Che facciamo con l’Anfiteatro?”.
Altrettanto positivi i giudizi sulla stampa e sui social network. Se pensiamo alle feroci polemiche, alle dure contrapposizioni suscitate non molto tempo fa da chi, invero inopinatamente, aveva proposto di eliminare la statua di Carlo Felice dalla piazza Jenne, in quanto simbolo della nefasta presenza in Sardegna della dinastia Sabauda, non possiamo non rimanere piacevolmente sorpresi dal livello di maturità e della pressoché totale impermeabilità dei cagliaritani ai veleni delle ideologie, alle mistificazioni della storia, allo spirito di faziosità. Con questo non si vuole dire che non esistono le contrapposizioni anche radicali, sia a livello politico che culturale e ancor più nell’interpretazione della nostra storia recente. Ma tutto ciò non offusca lo spirito critico o il buon senso dei nostri concittadini e dei sardi in genere, salvo ovviamente sparute minoranze, soprattutto giovanili, che esistono pure da noi.
Certamente qualcuno potrebbe obbiettare che non fosse proprio il caso di porre dei simboli del fascismo nella piazza dedicata ad Antonio Gramsci, vittima per eccellenza (anche se la cosa è oggi alquanto discussa) del fascismo. Sì, era il caso. Perché in quella piazza l’unico ‘abusivo’, a sua insaputa, è proprio il povero Gramsci. Infatti sino al 1945, quella piazza era dedicata al generale Carlo Sanna, comandante, nel corso della Prima guerra mondiale, della 33^ divisione di fanteria, che comprendeva anche la brigata Sassari. Per le sue grandi doti di comandante divenne l’idolo dei soldati sardi che lo chiamavano amabilmente ‘babbu mannu’. Aderì al fascismo nel 1919. Eletto deputato cinque anni dopo, nel 1926 celebrò alla Camera il conferimento del premio Nobel a Grazia Deledda. Nel 1927, fu nominato presidente del Tribunale speciale per la difesa dello Stato, carica che esercitò per brevissimo tempo essendo poi deceduto nell’estate del 1928.
Nel secondo dopoguerra nessuno diede peso al passato fascista del generale Sanna. Segnatamente nel suo paese d’origine, Senorbì, sono tuttora intatti i riconoscimenti tributati dalla cittadinanza al Generale. Solo a Cagliari montò una palese idiosincrasia per il Comandante della “Sassari”. Nel quotidiano ”L’Unione Sarda” del 17 ottobre 1945 apparve un trafiletto intitolato: “Piazza Antonio Gramsci” che così recitava: “La giunta municipale di Cagliari, nella seduta del 5 luglio scorso, ritenuta l’opportunità di sostituire il nome di Carlo Sanna attribuito alla piazza fronteggiante l’ingresso al parco delle Rimembranze col nome di una delle più illustri vittime del fascismo e di quel tribunale Speciale di cui Sanna, oscurando la sua gloria di combattente della prima guerra mondiale, assunse la presidenza del tribunale speciale, ha deliberato di intitolare la predetta piazza al nome di Antonio Gramsci”. Siamo certi che l’anima del generale Sanna non ne abbia fatto una malattia. Del resto Gramsci, come lui, fu interventista al seguito di Mussolini… ma questa è un’altra storia.
Angelo Abis
(admaioramedia.it)
3 Comments
Graziano Nocentini
Piazza Mario Gramsci !!
Salvatore Cuboni
Bravo Sindaco Zedda che ha fatto prevalere un pezzo di storia alla furia talebana di certi personaggi sinistri.
Anna Satta
finchè non sono stati rimessi e non è saltata fuori questa, sterile, polemica sono stati lì per decenni e non se ne è mai accorto nessuno 😀