A metà agosto, aveva lanciato una petizione sulla piattaforma Change.org per rescindere la convenzione con la Tirrenia, ad oggi arrivata ad oltre 54.000 firme: “Una mobilitazione senza precedenti, un vero e proprio atto d’accusa per la scandalosa gestione della continuità territoriale marittima e l’uso illegittimo di 73 milioni di euro a favore del gruppo Moby-Tirrenia”, aveva commentato l’ex deputato Mauro Pili, leader di Unidos.
Le critiche e le accuse di Pili si soffermano sopratutto sul costo dei biglietti (“hanno raggiunto livelli scandalosi”), sulle navi (“sono vetuste, hanno oltre 40 anni alcune impegnate nelle rotte”), sui black out (“un vero e proprio pericolo per il trasporto di passeggeri”), sui contributi dello Stato (“73 milioni di euro senza alcuna verifica del servizio e senza alcuna giustificazione”) e sulle rate d’acquisto di Tirrenia (“il gruppo Onorato non le sta pagando allo Stato”). Secondo l’ex Deputato, il ministro dei Trasporti Toninelli “dovrebbe revocare la convenzione e avviare immediate procedure per impedire il monopolio del gruppo nelle rotte da e per la Sardegna”.
Oggi, è arrivata anche la risposta dell’armatore: una querela per diffamazione nei confronti di Mauro Pili, con richiesta di risarcimento per un valore iniziale di 20 milioni di euro per danni reputazionali e aziendali: “In gioco non c’è la conquista di quote di mercato o l’apertura di nuove rotte. C’è l’onorabilità e la dignità di una famiglia, la nostra, da cinque generazioni sul mare e c’è anche il rispetto che si deve a 5.000 persone che lavorano ogni giorno spalla a spalla con noi”. Inoltre, Vincenzo Onorato ha chiesto all’Autorità giudiziaria di indagare “sulla campagna diffamatoria articolata anche attraverso interventi diretti del direttore short-sea della Grimaldi Lines, Guido Grimaldi, come provato dalla diffusione di messaggi telefonici personali in particolare alla comunità estesa dell’autotrasporto. Ciò attraverso dichiarazioni perfettamente sovrapponibili a quelle rilasciate da Pili anche nell’ambito di una petizione in rete finalizzata a colpire la convenzione con lo Stato e attraverso la gestione di attività di volantinaggio all’imbarco dei traghetti del gruppo Grimaldi”.
“Siamo perfettamente convinti, con prove che porremo a piena disposizione degli inquirenti – ha sottolineato Onorato – che le reali motivazioni di questa campagna diffamatoria traggano origine dalla battaglia nella quale ci siamo impegnati ormai da anni per difendere l’occupazione dei marittimi italiani, denunciando una truffa ai danni dello Stato e una violazione sistematica delle norme che consentono a troppi gruppi armatoriali italiani di attuare a bordo delle loro navi, battenti bandiera italiana e in quanto tali esenti da qualsiasi tassazione, di sfruttare manodopera extra-comunitaria a livello di pura schiavitù lasciando a terra disoccupati migliaia di marittimi italiani. Siamo sempre stati i fautori di un libero mercato e di una libera concorrenza sulle rotte del cabotaggio e delle autostrade del mare, ma esistono limiti oltre i quali non solo è chiamato in causa lo stile di un’impresa, ma anche lo sconfinamento in forme di concorrenza sleale, attraverso metodi e modalità di diffusione di false informazioni e palese diffamazione nei confronti dei competitor”. (red)
(admaioramedia.it)