Nell’ambito dell’operazione antiterrorismo “Foreign fighters”, coordinata dalla Procura nazionale Antimafia e Antiterrorismo, che ha portato all’arresto di 14 persone, accusate di aver supportato formazioni combattenti di matrice integralista islamica, questa mattina la Digos della Questura di Sassari, coordinata dalla Procura distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Cagliari, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Capoluogo sardo, e diverse perquisizioni domiciliari e personali nei confronti di appartenenti ad ambienti dell’estremismo islamico nel Nord Sardegna.
L’indagine – supportata a livello centrale dalla Direzione nazionale Antimafia e Antiterrorismo e raccordata a livello internazionale dal Servizio per il contrasto dell’Estremismo e del Terrorismo esterno della Dcpp/Ucigos – ha individuato un sodalizio transnazionale, con basi in Italia, Svezia, Germania, Turchia e Siria, ws ha portato all’arresto di tre siriani ed un marocchino accusati di far parte di una cellula di supporto dell’organizzazione terroristica combattente Jabhat al Nusra, emanazione siriana di Al Qaeda, ai quali sono contestati i reati di associazione con finalità di terrorismo, finanziamento del terrorismo ed intermediazione finanziaria abusiva.
L’attività di indagine ha preso il via da un diverso filone investigativo sul traffico di profughi siriani dall’Italia settentrionale verso i paesi del Nord Europa (sviluppato dalle Ddat delle Procure della Repubblica di Cagliari e Brescia) nel quale è risultato marginalmente coinvolto uno degli arrestati. L’inchiesta della Digos di Sassari, attraverso una complessa attività tecnica, ha fatto emergere come i quattro arrestati di oggi, oltre a porre in essere attività di sostegno e proselitismo, anche via internet, in favore della causa jihadista, finanziassero in modo costante, dall’Italia e da diversi paesi europei, l’organizzazione terroristica siriana Jabhat al Nusra, convogliando nei territori di guerra somme di denaro con il meccanismo dell’hawala, fuori cioè dai canali finanziari legali.
Importanti spunti investigativi sono stati forniti dalla collaborazione di uno degli indagati nel procedimento sul traffico di clandestini, che, oltre a delineare i contorni dell’organizzazione dedita a facilitare il trasferimento di profughi siriani dall’Italia al Nord Europa, ha confermato il ruolo dei quattro arrestati nel finanziamento di Jabhat al Nusra.
Per quanto riguarda in particolare la raccolta ed il trasferimento del denaro, è emerso come uno degli arrestati – un 46enne siriano, già gravitante ad Olbia e poi trasferitosi in Svezia, prima di essere fermato in Danimarca, dove si trova detenuto su mandato d’arresto europeo emesso dall’Autorità giudiziaria di Tempio Pausania per un altro procedimento a suo carico – avesse organizzato una vera e propria rete divenuta un punto di riferimento per i siriani, in particolare per quelli residenti in Sardegna, che volessero trasferire denaro da e per il paese d’origine, impiantando uffici in tutta Europa, oltre che in Siria e in Turchia.
Per effettuare i trasferimenti di denaro richiesti l’uomo non utilizzava il normale circuito bancario, né circuiti di money transfer (non esistenti nelle zone di guerra) bensì i propri capitali, disseminati in vari Paesi,. In particolare, una volta ricevuta la conferma del pagamento della somma di denaro da parte della persona interessata al trasferimento, faceva poi ottenere il controvalore direttamente ai destinatari in Siria attraverso dei fiduciari, trattenendo una percentuale per ogni operazione. Solo per citare gli ultimi episodi in ordine di tempo, nel maggio scorso, il fratello dell’uomo è stato fermato in Svezia in possesso di un’ingente somma di denaro in contanti (675.000 corone pari a circa 70mila euro), mentre nel successivo mese di giugno un altro fiduciario è stato sorpreso con una importante somma di denaro in contanti mentre era in procinto di partire per Budapest.
Sono diverse centinaia di migliaia di euro i fondi illegalmente trasferiti verso la Siria dall’organizzazione basata ad Olbia facente capo al siriano. L’organizzazione imprenditoriale, ben conosciuta anche dalla comunità dei siriani all’estero e con uffici a Istanbul, Beirut, Khartoum, il Cairo e anche a Raqqa, era in grado di far pervenire in tempi brevi e in modo affidabile importanti somme di denaro in Siria, anche nelle zone direttamente controllate dal Daesh. La capacità dell’organizzazione di convogliare ingentissime somme di denaro in quel difficile quadrante era strettamente legata ai rapporti del capo e dei suoi fiduciari con le organizzazioni fondamentaliste antigovernative operanti in Siria, in particolare nella zona di Edlib, che risultano essere state finanziate anche con l’acquisto di armi da guerra e autovetture pick up.
Anche l’adesione ideologica degli odierni arrestati alle organizzazioni fondamentaliste operanti in Siria emerge da una nutrita serie di conversazioni nelle quali gli accusati seguono da vicino l’evoluzione della guerra civile siriana e dimostrano, con grande partecipazione emotiva, la loro vicinanza ideologica alle formazioni antigovernative, commentando entusiasticamente ed esaltando i successi militari di Al Nusra e scambiandosi informazioni aggiornate e particolareggiate su quanto appena avvenuto sul fronte di guerra, dimostrando di avere contatti diretti con le organizzazioni combattenti impegnate nella guerra civile siriana. (red)
(admaioramedia.it)