Il piano di ristrutturazione nazionale di Sky prevede 200 esuberi complessivi, 300 trasferimenti da Roma tra impiegati, tecnici e giornalisti, ma anche 10 spostamenti dal Contact center di Sestu, sorto nel 2003 e dove lavorano un migliaio di persone: “Ottimizzare strutture ed obiettivi per i propri investimenti per mantenere la propria competitività, considerando il cambio di scenario complessivo del settore radiotelevisivo”, ha comunicato l’Azienda.
Dalla sede sarda, al momento, saranno trasferiti a Milano una decina di lavoratori (a quanto pare, però, tutti i dipendenti stano ricevendo proposte di trasferimento volontario verso il polo milanese con forti incentivi), ma quello che preoccupa maggiormente è il futuro che appare incerto, al cospetto di alcune voci che parlano di una possibile delocalizzazione nell’Est Europeo: “Le notizie, che coinvolgono anche la Sardegna, sono un doppio campanello di allarme – ha commentato Ugo Cappellacci, coordinatore regionale di Forza Italia – Se la vicenda non viene seguita con la dovuta attenzione, rischia di aprire la strada ad ulteriori ridimensionamenti della realtà di Sestu, che in passato è arrivata a contare 1.200 posti di lavoro. La Giunta regionale intervenga immediatamente perché una realtà nata anche grazie a delle incentivi regionali non venga meno per decisioni calate dall’alto e pretenda chiarezza anche su quanto denunciato dai sindacati riguardo allo spostamento di una serie di attività presso operatori extra-europei”.
Per Michele Cossa, consigliere regionale dei Riformatori, la paventata chiusura sarebbe “un tassello in quel processo che sembra inarrestabilmente impoverire la Sardegna. Una catastrofe, con mille famiglie sul lastrico e un danno spaventoso per il territorio dell’Area metropolitana di Cagliari e di Sestu in particolare, dove molti dei lavoratori risiedono. È assolutamente prioritario scongiurare la chiusura di una infrastruttura dotata di personale altamente professionalizzato, uno dei più importanti centri di assistenza telefonica d’Europa. Eppure non si è sentita nessuna presa di posizione da parte della Giunta regionale, che sbandiera fantomatici accordi con Huawey e Microsoft ma assiste impassibile alla tragedia che si sta consumando”.
Se si verificasse “l’ennesima fuga di un’importante azienda che preferisce lasciare l’Isola dopo averla sedotta e lusingata”, Salvatore Deidda, portavoce regionale di Fratelli d’Italia propone ai cittadini sardi di disdire il proprio abbonamento in segno di protesta: “Sono un abbonato Sky e non voglio usufruire del servizio di una multinazionale che lascia a terra o costringe a lasciare la propria casa a 1.000 lavoratori contribuendo alla desertificazione della nostra Isola. Le forze politiche devono trovare unanime convergenza per chiedere con più forza al Governo nazionale misure sul costo del lavoro e la creazione di zone economiche speciali nella nostra Isola, come appunto la zona franca, da realizzare non solo nei porti di Cagliari e Olbia”.
Dai banchi della maggioranza, interviene Piero Comandini, consigliere del Pd, che ha presentato un’interrogazione consiliare, osservando che l’Azienda per creare questi posti di lavoro “ha usufruito di investimenti e incentivi pubblici sotto forma di sgravi fiscali e contratti agevolati. La politica aziendale sembrerebbe puntare tutto sul dimensionamento delle varie sedi a vantaggio della sede milanese che diventerebbe così l’unico polo produttivo Sky e, visto che i conti aziendali non registrano passivi la decisione sembrerebbe dettata con l’unico obiettivo di aumentare i profitti, naturalmente tutto a discapito dei lavoratori. E’ necessario che l’azienda mantenga gli impegni assunti nel lontano 2003 con responsabilità sociale e d’impresa per evitare il lento e graduale dimensionamento della sede di Sestu che porterebbe alla chiusura con il conseguente licenziamento del personale”. (red)
(admaioramedia.it)