A dimostrazione del fatto che la Sardegna ‘è’ Italia, anche per ciò che riguarda i flussi elettorali e le intenzioni di voto, il dato di fondo delle recenti Amministrative segnala la ripresa del rapporto fra un’area vasta di centro destra e i cittadini, proprio nella scelta degli amministratori locali; sul terreno, cioè, delle cose concrete che li riguardano: lavoro, casa, servizi. Riprendere un rapporto non significa ritrovare fiducia ma, insomma, può essere abbastanza per dire di essere ritornati sulla buona strada.
E il motivo è piuttosto semplice. I sardi, chiamati al voto in un momento che resta difficilissimo per la Regione, hanno fatto un paio di conti, abbassando parecchio il rating del centro sinistra a trazione Pd e facendo capire proprio al centro destra che un ricambio può esserci, ma a certe condizioni. Almeno tre, per la precisione; tre elementi che da sempre accompagnano (altro dato di riflessione da non trascurare e comune allo scenario nazionale) il ritorno del bipolarismo, possibilmente nuovo e migliore: un programma, una maggioranza, un leader.
Quindi, ha senz’altro ragione Roberto Casu, nei giorni scorsi su Ad Maiora Media, ad invitare il centro destra sardo a guardarsi negli occhi e a chiedersi con franchezza perché gli elettori sardi si sono mostrati migliori e più attenti dei partiti che li rappresentano, o vorrebbero farlo. Sarà interessante vedere se questa chiamata virtuale troverà risposta, a cominciare dai ballottaggi. Perché, in caso positivo, un minuto dopo bisognerà cominciare a costruire un progetto semplice, forte, nuovo e credibile per la Sardegna del futuro. Molti sardi, forse con troppa pazienza, lo aspettano da tempo e sarebbe sbagliato deluderli.
SardoSono
(admaioramedia.it)