Per un capriccio del calendario la tegola della Corte Costituzionale è andata a finire sulla testa dell’ex premier Mario Monti (prelievo forzoso sulle casse private previdenziali) e quasi contemporaneamente su quella di Raffaele Paci (copertura del disavanzo tecnico), assessore della Programmazione della Sardegna e vice presidente della Regione. Due bravi professori che, sulla carta, dovevano portare alla politica il valore aggiunto del loro sapere scientifico e invece sono scivolati malamente sulle tecnicalità dei concreti affari di governo.
Fin qui le analogie. Perché poi la questione sarda ha tutta una serie di specificità e, soprattutto, rappresenta la spia di un rapporto Stato-Regione che ha subito un evidente strappo rispetto alla linea di ‘leale collaborazione’ più volte evocata dall’assessore Paci, nel solco della linea tracciata dal Governatore Pigliaru. Al di là della questioni tecniche, se davvero ci fosse stato un rapporto di leale collaborazione probabilmente il Governo nazionale non avrebbe impugnato la Finanziaria 2016 (che conteneva la norma dichiarata illegittima) o comunque avrebbe negoziato una correzione ‘in corsa’ per evitare il giudizio.
Invece, da Roma hanno deciso di andare dritti arrivando a sentenza in un giudizio nel quale, stranamente, la Regione non si è nemmeno costituita, ammettendo in pratica la sua ‘colpevolezza’. Anche se Paci, su questo punto, ha motivato la rinuncia con la necessità di evitare un possibile danno erariale: giustificazione deboluccia che fa capire comunque che fra Roma e Cagliari qualcosa si è rotto. Una rottura che si ripercuoterà sia nella gestione di alcune partite ancora aperte della Vertenza entrate che, per esempio, nell’attribuzione della spesa per i farmaci innovativi, finiti addosso alla Sardegna per colpa della sciagurata scelta di Soru di accollarsi per intero i costi della sanità, col risultato che oggi la Sardegna è l’unica Regione d’Italia che se li paga fino all’ultimo euro.
Poi, c’è la questione politica, che si incrocia con il perdurare dell’impedimento del presidente Pigliaru per motivi di salute. Paci è assessore della Programmazione e vice presidente della Regione, cioè interlocutore unico di un Pd in cui le diverse bande fanno ogni giorno a sportellate, di una maggioranza che continua a perdere pezzi, di un’area sovranista che raccatta seggi in Consiglio e si fa sempre più aggressiva, di una sinistra che ha ripreso la politica dei ‘distinguo’. Una situazione così non può reggere e, nello specifico, non la può reggere Paci, oggettivamente sprovvisto di quella ‘empatia’ che serve per scavallare i momenti difficili. Lo sanno tutti, non lo ammette nessuno, ma così è.
SardoSono
(admaioramedia.it)