Se la quantità di regali che il governo regionale potrebbe trovare sotto l’albero fosse direttamente proporzionale a quelli fatti ai Sardi l’albero resterebbe tristemente vuoto e pure senza luci.
La Sardegna fatica a crescere come dicono tutti gli indicatori economici. I quali, dove mostrano qualche piccolo segno positivo restano nell’area degli zero virgola e dove, al contrario, sono negativi evidenziano pesanti numeri interi. Al di là delle cifre, poi, conta la situazione ‘percepita’ e quella, secondo uno studio della Confcommercio, dice che per oltre il 70% dei sardi sarà “un Natale dimesso”. Forse proprio questo è il dato che accomuna la classe dirigente e la Sardegna reale. Anche la politica, infatti, appare molto dimessa. Da queste parti il referendum del 4 dicembre è stato una specie di tempesta perfetta che si è abbattuta su forze politiche lacerate, divise, senza una visione del presente e del futuro. Tutte, senza distinzioni. Comprese quelle che, alle regionali di pochi anni fa, avevano intercettato un certo consenso, poi sciupato per non aver capito certi meccanismi della legge elettorale e per la mancanza sia di progetti che di leader. Compresi anche i Cinquestelle, che hanno una discreta pattuglia di parlamentari, ma passano (le poche volte che passano) leggerissimi sulla società sarda.
Compresi anche i sovranisti che, per alcuni aspetti, sembrano i più attivi, per la verità più a cercare numeri dove servono e a manovrare attorno al Palazzo, tenendo in tensione Pigliaru e togliendogli terreno da sotto i piedi e allo stesso tempo puntellandolo. Sognano la quasi-indipendenza, vedremo come e con chi. Sarebbe l’unico caso al mondo in cui si afferma l’indipendentismo di una Regione povera, mentre da tutte le altre parti lo stesso discorso lo fanno, peraltro con alterne fortune e molti insuccessi, solo le terre più ricche (Scozia e Catalogna gli esempi più recenti).
Servirebbe qualcosa di nuovo e questa è perfino una banalità. Una prospettiva, questa però meno banale, che fosse al tempo stesso nazionale e regionale, capace di immaginare anche una Italia diversa, nel senso di un rapporto rifondato fra Stato e Regioni, in cui collocare una Sardegna diversa. Tanta roba e non per palati ‘dimessi’. Intanto doppiamo il capo di questo 2016, poi si vedrà.
SardoSono
(admaioramedia.it)