La Sardegna è stata insignita del titolo di “Isola Forestale d’Europa 2018” dall’European Forest Institute (Efi), per il suo impegno nella salvaguardia delle foreste e nella selvicoltura mediterranea e per i consistenti investimenti a favore del patrimonio forestale, della bio-economia e delle risorse rinnovabili.
L’investitura ufficiale (avvenuta lunedì 19 marzo a Nuoro) ha visto la presenza, fra gli altri, del presidente Pigliaru e del direttore generale del Corpo forestale e di vigilanza ambientale, Gavino Diana, che, nel corso del suo intervento, ha citato le problematiche che affliggono il Corpo, in particolare l’elevata età media degli operatori, la carenza di ufficiali e sottufficiali. Il Presidente della Regione ha ribadito l’interesse della Giunta regionale affinché il Corpo abbia continuità ed operatività. Peccato che, al di la dei discorsi di circostanza e, nel caso del Direttore, quasi di commiato, entrambi non abbiano assolutamente operato in tal senso. Il Decreto legislativo 416, progetto di riforma del Corpo, presentato dalla Giunta, al quale ha collaborato la Direzione generale del Corpo, è una riformicchia che si caratterizza per pochezza e mediocrità d’indirizzo. In essa prevale la prospettiva datoriale, per cui non si danno soluzioni reali ma solo palliativi, eludendo di fatto quelle stesse criticità strumentalmente enfatizzate nei discorsi di circostanza.
Politici e dirigenti si fanno partecipi, ipocritamente, dei risultati raggiunti dagli operatori, assistenti, ispettori e qualche commissario del Corpo Forestale, che svolgono la propria attività sul territorio, al servizio della gente. E’ all’azione quotidiana degli assistenti e dei sottufficiali, al loro quotidiano sacrificio, che vanno ascritti i risultati raggiunti nella salvaguardia e ricostituzione dell’ambiente forestale, e quindi i riconoscimenti della comunità scientifica internazionale, non certo a chi ci ha portato per inerzia, ignavia, all’attuale condizione. Non possiamo, non vogliamo essere clementi, questi signori hanno tutta intera la responsabilità di questa situazione, complici anche alcune derive sindacali.
Oggi, finalmente si intravvede uno spiraglio, una proposta di legge (n. 485), strutturata in maniera organica, che affronta ogni singolo aspetto della riorganizzazione del Corpo. Solo con la 485, che di fatto omologa il Corpo all’ordinamento giuridico, ordinamentale, previdenziale e pensionistico delle Forze di Polizia dello Stato ad ordinamento civile, sarà possibile dare risposte definitive alle numerose criticità che oggi soffocano e destabilizzano il Corpo Forestale Sardo, garantendo anche per il futuro quegli standard di operatività che hanno consentito il raggiungimento dei risultati riconosciutici a livello regionale, nazionale e internazionale, e la continuità nel tempo dell’Istituzione. Ci auguriamo che la politica regionale non sprechi quest’ultima, grande e preziosa, occasione.
Ignazio Masala – Segretario generale del Sindacato autonomo forestali regionali
(admaioramedia.it)
2 Comments
Andrea Putzulu
Che i forestali sardi facciano parte dell’arma dei Carabinidri come nelle regioni ordinarie. Basta con questa riserva indiana!
marco
Perché dovrebbero? Da quando la ministra piddina Madìa ha unito i due corpi, si è visto lo sfacelo la scorsa estate nella gestione degli incendi a livello nazionale, con un incremento della superficie boschiva andata in fumo, a causa dei tagli del personale e dei mezzi antincendio. La Sardegna è una regione autonoma ed è la regione con la più alta superficie forestale, oltre che quella più minacciata in estate dagli incendi, avere una certa indipendenza in questo campo è doveroso.