«Il sistema sanitario isolano è sempre più malato, a oltre cinque mesi di distanza dall’istituzione dell’Ats nulla è cambiato, i costi sono aumentati e i servizi ridotti. la Giunta riferisca in Consiglio». L’attacco sulla gestione della sanità pubblica all’Esecutivo di Francesco Pigliaru arriva dai Riformatori, che hanno presentato una mozione per chiedere al Presidente di riferire in Aula sulla situazione del sistema sanitario.
«I dati sono catastrofici – ha evidenziato il coordinatore regionale Pietrino Fois – La sanità oggi si regge grazie alla dedizione di medici e infermieri. Si vive alla giornata senza programmazione e indirizzo». «Ciò che spaventa è l’immobilismo della Giunta – ha aggiunto il consigliere regionale Luigi Crisponi – Il sistema è in difficoltà e non si riesce a individuare la terapia per curarlo. Non si riesce a intervenire nemmeno su questioni specifiche. Nel 2014 il Consiglio ha approvato una legge sull’endometriosi per garantire cure ed esenzioni dai farmaci alle donne colpite dalla malattia. Ad oggi l’Assessorato non è riuscito ad approvare le linee guida».
I dettagli delle storture del sistema sanitario regionale sono stati enunciati da Franco Meloni, responsabile del settore sanità: «La Giunta oltre al peccato originale di considerare troppo esosa la spesa sanitaria, commette anche i peccati di gola, accidia e ignavia. Si pensava di risolvere tutto con l’istituzione dell’Ats, passaggio da noi stessi auspicato per la centralizzazione degli acquisti e la gestione del personale, ma la realtà è ben diversa. Oggi si pensa a distribuire direzioni generali e di servizio (gola); si trascurano i servizi territoriali con situazioni al di sotto degli standard di un paese civile come in Gallura (ignavia); si riducono i posti letto in alcuni territori senza pensare a servizi alternativi (accidia)».
Il costo complessivo della sanità, secondo Meloni, è commisurato ad esigenze geografiche e distribuzione della popolazione sarda: «3,2 miliardi non sono troppi, è vero che si potrebbe rimediare ad alcuni sprechi ma non si può paragonare il sistema sardo a quello delle altre regioni come la Lombardia e l’Emilia dove gli ospedali servono grossi bacini d’utenza a costi inferiori. I soldi vanno spesi bene, garantendo servizi e prestazioni di qualità . Serve un pronunciamento del Consiglio senza il quale ogni atto è illegittimo, la riforma è bloccata per le divisioni interne alla maggioranza e per le critiche dell’opposizione, in questi mesi abbiamo assistito allo spostamento e alla chiusura di numerosi servizi. Quanto all’’Areu, la struttura potrebbe funzionare ma nei fatti è ancora un oggetto misterioso. Ancora non è stato nominato il direttore, nella migliore delle ipotesi ci vorrà almeno un altro anno e mezzo perché entri a pieno regime. Per il Mater Olbia, non capiamo ancora perché si è scelto di affidarsi alla Fondazione del Qatar invece di ricorrere a una gara internazionale. L’ospedale doveva aprire nel 2016 ma, salvo ulteriori sorprese, aprirà a fine 2018». (red)
(admaioramedia.it)