Ridurre i tempi di attesa delle diagnosi, garantire la disponibilità delle sale operatorie dell’ospedale Brotzu di Cagliari, ampliare gli spazi per la chemioterapia, potenziare l’équipe di supporto psicologico e sociale, riaprire il bar. Sono le principali richieste contenute in una petizione su Change.org (oltre 17.500 firme in dieci giorni), rivolta al presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, per sollecitare un intervento di sostegno alla risoluzione di problemi e disagi delle donne pazienti oncologiche dell’ospedale Businco.
Era stato presentato come ordine del giorno, ed approvato all’unanimità, alla manifestazione “Un calcio al cancro”, organizzata dalla Fondazione “Taccia” e dalla sezione di Cagliari della Fidapa, da Maria Grazia Caligaris, presidente di “Socialismo diritti riforme”: “Negli ultimi quattro anni – si legge nel documento – la situazione del Businco, con particolare riferimento alle problematiche dei tumori femminili ovaio, endometrio, seno, sono peggiorate. Si è proceduto con un accorpamento all’Azienda Brotzu, che, senza un’organizzazione adeguata, ha determinato un impoverimento della qualità delle prestazioni. E’ stata smantellato il Reparto di riferimento per la cura del tumore alla mammella (Chirurgia sperimentale) che nel Businco aveva espresso professionalità riconosciute a livello nazionale per il tumore al seno e umanità apprezzata dalle pazienti. Le limitazioni nell’uso delle sale operatorie destinate alla Ginecologia oncologica e alla Senologia non consentono di soddisfare in tempi adeguati la sempre crescente richiesta di interventi chirurgici programmati”.
Tutto questo, nonostante il Businco sia il principale punto di riferimento regionale per le malattie tumorali, tanto che gli accessi è prevedibile saranno in aumento, e le ripetute segnalazioni che non hanno avuto da parte dei responsabili della sanità sarda alcun riscontro: “Per ottenere una diagnosi le donne devono aspettare 40/50 giorni e le sale operatorie dell’Oncologico non sono sempre efficienti, anche se spesso vengono utilizzate da altre strutture ospedaliere per emergenze che provocano gravi disagi alle pazienti in lista d’attesa. La rianimazione spesso è inutilizzabile dalle pazienti che hanno subito un intervento chirurgico maggiore. Risulta estremamente carente un supporto sociale e psicologico la cui necessità è ormai unanimemente riconosciuta come indispensabile strumento per il benessere globale delle pazienti e dei familiari che condividono una malattia la cui incidenza compromette profondamente gli equilibri della famiglia specialmente in presenza di bambini in tenera età”. (red)
(admaioramedia.it)