“Non esiste un’emergenza ‘Febbre del Nilo’ (West Nile), la situazione rientra nella normalità ed è costantemente monitorata su tutto il territorio regionale”. Con queste parole, l’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, ha voluto rassicurare la popolazione dopo i tre casi di registrati quest’anno in Sardegna.
I tre i casi segnalati sono tutti all’ospedale San Martino di Oristano (due pazienti sono ancora sotto osservazione, uno è stato già dimesso), inoltre una sacca di donazione di sangue, lo scorso 3 settembre, è stata trovata positiva (era di un donatore di Ghilarza). La provincia di Oristano è nettamente predominante sulle altre per i casi riscontrati, seguita dalla Gallura orientale, ma nessuna provincia può dirsi esente dal rischio. Tra i principali vettori, infatti, ci sono gli uccelli (cornacchie, passeriformi e alcuni rapaci) che possono spostarsi anche di parecchie decine di chilometri dal luogo in cui sono venuti a contatto con zanzare infette.
Dalla fine della primavera sino al sopraggiungere dell’autunno, ci sono controlli serrati in tutta l’Isola: l’Unità di crisi viene convocata ogni qualvolta ci sia la segnalazione di un nuovo caso umano. Le azioni attive riguardano soprattutto i focolai larvali, che quest’anno si sono moltiplicati esponenzialmente a causa dell’abbondanza di piogge. La malattia non è contagiosa e la trasmissione può avvenire soltanto in tre modi: puntura di una zanzara adulta infetta (cioè che ha contratto il virus da un animale a sua volta infetto, solitamente uccelli migratori che giungono da Paesi lontani); donazione di sangue; trapianti di organi di pazienti positivi. Quest’anno in Sardegna, per la prima volta dal 2011 (anno in cui si registrò il primo caso umano in Italia), è stata intercettata una sacca di donazione di sangue risultata positiva. A livello nazionale, invece, nel 2018 sono state trovate 56 sacche positive. Quest’anno il controllo delle sacche di sangue in Sardegna è stato esteso a tutto il mese di ottobre. Mentre, non esiste la possibilità di contrarre il virus durante la donazione: tutte le sacche sono controllate.
Puntualmente, la ‘West Nile’ compare non appena si moltiplicano le zanzare e quelle infette pungono gli animali selvatici. Il primo segnale dell’arrivo del virus nel territorio è dato dalla massiccia morte di uccelli ed altri animali selvatici. Per i cavalli esiste un vaccino, efficace se somministrato nei tempi giusti e la quasi totalità di quelli presenti in Sardegna ormai si è immunizzata. Purtroppo, non esiste un analogo rimedio per l’uomo, dunque si deve puntare tutto sulla prevenzione e una corretta informazione.
Quindi, i consigli dell’assessore Arru: “Evitare le punture delle zanzare attraverso l’uso di repellenti e l’installazione delle zanzariere tra le mura domestiche. Ma anche limitare al massimo il ristagno d’acqua nei giardini e nelle terrazze, persino nei sottovasi. Le disinfestazioni sono assicurate attraverso le Province. Ecco perché non bisogna generare allarmismo tra la popolazione. La percentuale di casi clinicamente rilevanti è molto bassa, e riguarda per lo più soggetti anziani o comunque esposti anche ad altre patologie, per vari motivi. Soltanto il 20% della popolazione che è venuta in contatto con il virus può manifestare sintomi febbrili, e appena lo 0,6% può mostrare sintomi neurologici. Numeri che fanno comprendere come sia del tutto fuorviante parlare di emergenza West Nile”. (red)
(admaioramedia.it)