“Stiamo cambiando il sistema sanitario sardo per tutelare meglio la salute dei cittadini. Il cambiamento c’è, è importante accorgersene e vederne gli esiti positivi”. Con queste parole di ottimismo, ieri, l’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, ha presentato a Sassari il supermanager Fulvio Moirano, attualmente direttore generale della Asl di Sassari, ma dal prossimo anno della Azienda per la tutela della salute (Ats), cioè l’unica Asl regionale. Insieme a lui c’era anche il neo dg dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Sassari, Antonio D’Urso. “Da Sassari parte un grande cambiamento – ha detto l’Assessore – che non è solo sulle spalle di un singolo, ma sarà frutto di un lavoro di squadra. Abbiamo scelto grandi professionisti per portare avanti la seconda fase del percorso iniziato dai commissari uscenti”.
“Ho due mesi e mezzo per portare avanti l’accorpamento delle aziende – ha detto Moirano – partendo, ovviamente, dalla situazione di questa Asl. Questa mattina ho fatto un primo incontro con il personale amministrativo, conto di farne altri in brevissimo tempo. Per cambiare le cose e affrontare i problemi, come quello delle liste d’attesa, bisogna conoscere e capire la realtà dei reparti e l’organizzazione del lavoro”.
Ma mentre l’assessore Arru è proiettato verso il prossimo futuro della Asl unica, continuano ad arrivare segnalazioni e proteste sulla situazione della sanità in Sardegna. Dal Sulcis arriva la denuncia del consigliere capogruppo regionale dell’Udc, Gianluigi Rubiu, sui tempi di attesa per una visita reumatologica che si allungano fino ad agosto 2017: “Code lunghe, in certi casi lunghissime, per alcuni esami – ha spiegato Rubiu, che ha anche presentato un’interpellanza urgente all’Assessore – Una via crucis senza fine per le fasce deboli della popolazione, alle prese con la disfatta della sanità nel territorio. Si parte dai tempi di attesa nelle sale di pronto soccorso degli ospedali cittadini. Nel Cto di Iglesias, ad esempio, spesso il paziente si deve armare di santa pazienza. Poi si comincia con il girone infernale dei trasferimenti, sballottati da una struttura all’altra del territorio. Si passa poi agli esami. E in alcuni casi la situazione è veramente al collasso. Col risultato che i cittadini del Sulcis Iglesiente preferiscano, per alcune visite, fare riferimento ai complessi ospedalieri di Cagliari e dintorni, producendo così la mobilità passiva dei pazienti, che si rivolgono a strutture ospedaliere al di fuori della Asl 7”.
Sulle indennità ad oss, tecnici, infermieri, medici è intervenuto Paolo Truzzu, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, che in un’interrogazione ha richiamato “la scelta assurda della Regione e dei dirigenti delle strutture cagliaritane di tagliare i costi della sanità intervenendo solo sulla pelle dei lavoratori. Quindi, meno indennità ai lavoratori e più soldi ai dirigenti, questa la politica di chi guida l’Asl 8, il Brotzu e l’Azienda ospedaliera universitaria di Cagliari, nel totale silenzio dell’assessorato alla Sanità”. Nel dettaglio, soppressione dell’indennità al Pronto soccorso-118, alla salute mentale, alla chirurgia d’urgenza, alle terapie intensive, il mancato riconoscimento delle festività infrasettimanali lavorate, dei 10 minuti di pausa ogni sei ore di lavoro e la verifica delle dotazioni organiche delle tre aziende: “Questi solo alcuni dei diritti che chi opera nei tre centri cagliaritani si è visto tagliare, in nome di una razionalizzazione della spesa che di razionale non ha nulla. Anzi sono tentativi di razionalizzare la spesa sanitaria, infilando le mani direttamente sulle tasche dei lavoratori”. Al cospetto di “attribuzioni discrezionali di ruoli di posizione organizzativa e si procedure di mobilità e comando per posizioni dirigenziali con attribuzione di incarichi pluriennali anche in questi ultimi giorni. Tutto nel silenzio menefreghista dell’Assessore della Sanità”.
Tetti da rivedere nelle prestazioni nei laboratori di analisi convenzionati, invece, secondo i consiglieri regionali di Forza Italia, Edoardo Tocco ed Alessandra Zedda: “Imporre un tetto di 200mila prestazioni è illogico in una realtà come la Sardegna, che conta un milione e 600 mila abitanti. La Giunta ritiri la delibera, non è adeguata alla nostra realtà territoriale. Rappresentano un servizio fondamentale per i pazienti e per l’universo delle persone disagiate. Non si può applicare pedissequamente un modello, quello previsto dalla legge nazionale, previsto per numeri e territori assai diversi da quello della nostra isola. Il rischio è quello di creare il caos, di cancellare servizi ai cittadini, con conseguenze anche sull’indotto nel territorio derivante da queste attività”. (red)
(admaioramedia.it)
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