Ancora scritte minacciose a Cagliari, dopo i manifesti inneggianti alla violenza contro la polizia comparsi, tra il 9 e 10 luglio, e quelli della notte del 24 luglio, con cui si indiceva una manifestazione nella centrale piazza Garibaldi per protestare contro la presunta repressione ai danni degli antagonisti cagliaritani.
Incredibilmente, nonostante le gravissime minacce alle forze dell’ordine e agli avversari politici, nel tardo pomeriggio di venerdì, ad una trentina di persone, tutti volti noti – per motivi diversi – sia in Questura che nel Palazzo municipale, è stato consentito di tenere un presidio controllato ‘a distanza’ dalla forza pubblica. «Compagni e compagne contro la repressione – si legge nella ‘convocazione’ affissa sui muri con la solita prosa delle presunte vittime – Quattro antifascisti indagati con l’accusa di “istigazione a delinquere” per un manifesto di solidarietà con dei compagni in carcere (Ghespe, Paska e Giovanni, i fiorentini accusati di tentato omicidio dopo aver collocato una bomba nella libreria di CasaPound a Firenze, nda). A Cagliari e in Sardegna la morsa della repressione si fa sempre più stretta attorno a chi non si può permettere una vita ordinaria o che sogna e si batte per una vita diversa. Lo stato mostra la sua forza con i deboli, chi ha l’ambizione di contrastarlo non può permettersi il lusso di stare a guardare».
Evidentemente, a Cagliari qualcuno continua a essere dispensato dall’osservanza di alcuni articoli del Testo unico delle leggi di Pubblica sicurezza, nonché dei regolamenti comunali per l’occupazione di suolo pubblico, cui devono sottostare i rappresentanti di tutti i partiti e movimenti politici qualora indicano manifestazioni pubbliche. In occasione della manifestazione, nella vicina piazza Marghinotti sono state vergate nuove scritte inneggianti ad attentati dinamitardi contro gli oppositori politici: «I covi dei fascisti si chiudono col botto».
Una minaccia che, pur potendo apparire velleitaria alla luce della scarsa capacità di mobilitazione dell’antifascismo cagliaritano, non deve tuttavia essere sottovalutata alla luce della precedente bomba di Firenze, delle violenze recenti contro esponenti leghisti e di Casapound e degli stretti legami tra alcuni esponenti del centro sociale cagliaritano Sa Domu e il centro sociale Askatasuna di Torino, nel quale recentemente sono stati operati 31 arresti per violenze e attività eversive.
Dal 12 dicembre 2014 in poi, da quando gli antagonisti cagliaritani hanno occupato illecitamente uno stabile di proprietà comunale, una scuola in via Lamarmora, nel quale è stato costituito il centro sociale Sa Domu, l’ordine pubblico a Cagliari, in precedenza assolutamente tranquilla da questo punto di vista, è stato ripetutamente turbato da questo gruppuscolo di antifascisti, poco significativo per entità, ma in possesso di protezioni, quanto meno ‘silenziosi’, a livello politico, istituzionale ed anche mediatico. La sede occupata è diventata la base per varie attività illegali ed estremistiche, come alcune violente e non autorizzate manifestazioni del movimento antimilitarista.
Il seguito giudiziario di questi ultimi episodi sarà un interessante banco di prova per capire in quale misura, anche a Cagliari, magistratura e forze dell’ordine abbiano compreso che certe sacche di illegalità non siano più tollerabili.
Salusio
(admaioramedia.it)
One Comment
Lello Foto
A costo di apparire ripetitivo,bisogna ricordare a questi che esistono le leggi e vanno rispettate.Chi non è d’accordo può benissimo andare da qualsiasi altra parte del pianeta.