A quanto ammonta esattamente il credito virtuale che ogni Sardo ha verso lo Stato e soprattutto come agire per incassare questo credito, concludendo positivamente la Vertenza entrate. Sono questi i temi affrontati, ieri pomeriggio, nella prima seduta della Commissione Bilancio del Consiglio regionale, presieduta da Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia). Il parlamentino ha aperto i lavori con l’audizione dell’assessore del Bilancio, Giuseppe Fasolino, che ha esposto la situazione della vertenza con lo Stato.
Alcune sentenze della Corte costituzionale (ultima la 6 del 2019) hanno stabilito che lo Stato non ha diritto ad accantonamenti della Regione Sardegna per 285 milioni di euro ed il giudizio di ottemperanza è in corso: prossima udienza fissata per luglio. Intanto, ha riferito , l’assessore Fasolino, sono ripresi i negoziati tra Giunta regionale e Governo per individuare una soluzione stragiudiziale. Altro tema che viene discusso al tavolo romano è quello del mancato finanziamento da parte dello Stato al sistema degli enti locali (Comuni, Città metropolitana di Cagliari ed Unioni dei Comuni), che finora si è fatto carico delle funzioni prima assegnate alle Province: “La Regione ha quantificato in 33 milioni di euro l’anno l’ammontare di questi mancati trasferimenti al sistema delle autonomie locali”, ha precisato l’esponente della Giunta Solinas.
“Da un primo conteggio sommario lo Stato deve restituire alla Sardegna poco più di un miliardo l’anno per il gap dell’insularità e dell’energia – ha evidenziato il presidente Truzzu – Mentre oggetto della causa, a seguito della sentenza della Corte costituzionale, sono circa 900 milioni di euro. Soldi che non basta riuscire ad avere, e nemmeno spenderli, ma è necessario spenderli bene. Serve un percorso comune per arrivare a una risoluzione del Consiglio regionale sul tema delle entrate. Ritengo però che sia il caso di seguire anche la strada tracciata dalle province autonome di Trento e di Bolzano, che hanno inserito con forza paracostituzionale nei loro ordinamenti una norma di tutela sugli accantonamenti. In modo che non possano essere imposti dallo Stato, ma debbano prima essere concordati”. (red)
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