Gli avvisi di garanzia si affacciano anche in Giunta regionale: il pm Marco Cocco ha aggiunto alla lunga lista degli indagati con l'accusa di peculato, nell'ambito dell'inchiesta sui fondi destinati ai gruppi del Consiglio regionale, l’assessore dei Lavori pubblici, Paolo Maninchedda. Oltre ad una nuova iscrizione nel registro degli indagati per gli ex consiglieri del Pd, Chicco Porcu e Mario Bruno, oggi sindaco di Alghero.
I fatti sono riferiti alla legislatura nella quale i tre erano consiglieri del gruppo Progetto Sardegna. La spesa di 3.960 euro contestata a Maninchedda, oggi presidente del Partito dei Sardi, si riferirebbe ad un sondaggio elettorale commissionato nell'aprile 2005 per le elezioni comunali di Iglesias. Mentre, per Porcu e Bruno la somma sotto osservazione è di 108mila euro. Gli indagati hanno ricevuto un invito a comparire davanti al giudice per il prossimo 8 maggio.
Dopo che si è diffusa la notizia l'assessore Maninchedda ha presentato le sue dimissioni dalla Giunta regionale, ma il presidente Pigliaru le ha respinte: “Dopo un anno di lavoro – ha spiegato – ritengo che, dinanzi a fatti tutti da accertare, debba prevalere la valutazione del lavoro svolto e la necessità di dare continuità a progetti cruciali, sia per noi che per i nostri cittadini, come la capitalizzazione e il rilancio di Abbanoa, la realizzazione del Piano Infrastrutture, la riduzione del rischio idrogeologico. Tutti temi sui quali l’assessore Maninchedda ha dato un prezioso contributo, ampiamente riconosciuto, all’azione della Giunta”.
Più tardi, l’Assessore ha scritto il suo pensiero sulla vicenda all’interno del suo blog Sardegna e libertà: “Ieri ho ricevuto il mio ‘primo’ avviso di garanzia (il primato è ironico, ma anche scaramantico). Dei suoi contenuti discuterò col magistrato, rispondendo alle domande che mi verranno poste. Fino all’8 maggio questo sito starà fermo, non per prudenza o altro, ma perché sono stanchissimo e non ho le forze per fare altro. Forse scriverò di letteratura, almeno per svagarmi. Mi sono dimesso con convinzione e fornendo anche al presidente una copia firmata in bianco, così nel caso ci ripensi, può accoglierle in qualsiasi momento. Continuerò a lavorare, soprattutto per concludere rapidamente le cose in itinere.”
Un pensiero anche al suo partito: “Chiederò la convocazione dell’Assemblea nazionale e mi dimetterò da Presidente del Partito dei Sardi. Non c’entra nulla la vicenda in sé, c’entra che in questo mondo queste vicende azzoppano e chi è azzoppato non guida bene e può disturbare il cammino degli altri.”
Ma soprattutto ai tanti commentatori, con qualche ‘frecciatina’ ai giornalisti: “Ieri ho letto una caterva di stupidaggini che rivelavano più i sentimenti di chi le scriveva che la natura delle notizie. Le agenzie di stampa hanno dovuto fare una media di tre lanci prima di cominciare a descrivere le cose come realmente stavano. L’esattezza dell’informazione non è più un valore e lo sapevamo da tempo, ma questo continua a confermare la necessità di un’informazione meno eccitata e più eccitante sul piano della verità delle cose. Serve un luogo autorevole dove una notizia pubblicata è una notizia molto verificata e attendibile.”
Infine, alcune precisazioni: “A parziale e postuma correzione di tanti ‘necrologi’ dedicatimi in vita: 1) non sono mai stato né presidente né tesoriere di alcun gruppo consiliare; 2) il magistrato non mi contesta di essermi intascato manco un euro; 3) il magistrato mi contesta di aver autorizzato, in qualità di Presidente del Gruppo Progetto Sardegna, in concorso col tesoriere del gruppo, il pagamento di una fattura male intestata relativa a un sondaggio per le comunali di Iglesias del 2005, di cui io non ricordo una cipolla; 4) invito chi ha voglia di perdere un po’ di tempo ad andare a rileggere le cronache del maggio-giugno 2005 per comprendere quali erano i miei rapporti col Gruppo di Progetto Sardegna. Per le condoglianze ricevute, porgo sentiti ringraziamenti.” (red)
(admaioramedia.it)