Nella lista degli stanziamenti governativi (969 milioni di euro) per sostenere i conti di Province e Città metropolitane la Sardegna non c’è. Lo aveva denunciato, nei giorni scorsi, l’assessore regionale degli Enti locali, Cristiano Erriu: “Non è pensabile che la Regione venga lasciata sola a finanziare gli enti di area vasta, i quali sono ormai pressoché sprovvisti di entrate proprie, dunque non in grado di gestire l’esercizio delle loro funzioni per garantire alla cittadinanza un livello di servizi adeguato ai bisogni dei territori e delle collettività amministrate. Una grave lesione del principio di leale collaborazione tra i livelli istituzionali”.
Ieri, sul tema, si è svolto un incontro con l presidenti di Anci, Pier Sandro Scano, e Cal, Andrea Soddu, oltre al sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, per la Città metropolitana: “Ci opporremo in tutte le sedi allo schema che esclude le Province sarde e la Città metropolitana di Cagliari dalla ripartizione delle risorse – ha detto l’assessore Erriu – una posizione di evidente disequilibrio tutti gli enti intermedi sardi e renderebbe impossibile garantire le funzioni fondamentali provinciali. Lo faremo a partire dalla Conferenza unificata convocata a Roma per giovedì mattina, ma siamo pronti a farlo anche in Parlamento con la chiamata a raccolta di deputati e senatori sardi”.
Il vicepresidente della Regione, Raffaele Paci, ha annunciato che qualora il testo venisse modificato, “la Regione sta preparando il ricorso da presentare alla Corte costituzionale anche per altri aspetti della Legge di stabilità, come ad esempio la spesa sanitaria per i farmaci innovativi, per i quali siamo obbligati a sostenere per intero la spesa ma anche per gli accantonamenti e altri fondi dai quali la Sardegna rischia di restare esclusa”.
Per Ignazio Locci, vicepresidente del Consiglio regionale, “occorre non perdere tempo investendo immediatamente della questione il Consiglio regionale. Non vorrei che il problema sedimentasse e finisse nel dimenticatoio. Contestualmente, è necessario venga dato ai commissari delle Province pieno mandato affinché siano autorizzati ad azzerare le aliquote dei tributi provinciali: un provvedimento che darebbe forza a questa vertenza, nella quale in gioco c’è molto di più del classico scippo di risorse cui ci ha abituato il Governo centrale. Sebbene si tratti di tasse provinciali, le riscossioni risultano iscritte nei bilanci degli enti intermedi soltanto virtualmente. Ergo: i soldi ottenuti mettendo le mani nelle tasche dei contribuenti vengono automaticamente girati allo Stato. E per la gestione delle Province, che esistono e hanno dei costi, non torna indietro nulla”. (red)
(admaioramedia.it)