Come anticipato ieri, dopo quelle dell’assessore regionale del Personale e Riforme, Gianmario Demuro, sono arrivate le dimissioni dalla Giunta Pigliaru dell’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi.
“I Rossomori, partito che mi ha indicato – ha spiegato in una lettera l’ex assessore Falchi – dei quali in questi tre anni ho apprezzato la linea politica, escono dalla maggioranza che governa la Regione, e mi hanno chiesto di lasciare la Giunta. Ho deciso di farlo, per correttezza, per coerenza”.
“Nel corso del mandato – ha aggiunto, sottolineando la sua azione – in virtù della mia esperienza di agricoltore, ho ritenuto fondamentale ascoltare e confrontarmi con chi è concretamente coinvolto nell’agricoltura, nella pastorizia e nella pesca. Con loro, attraverso un contatto costante, ci siamo impegnati per rilanciare i comparti, creando i presupposti per programmare correttamente e costruire un sistema razionale e processi innovativi che potessero dare forza alle produzioni di qualità e d’eccellenza della Sardegna. Lo abbiamo fatto affrontando le criticità storiche dell’agricoltura sarda; rilanciando la spesa; combattendo costantemente nei tavoli nazionali ed europei per far valere le nostre istanze. Molto è stato fatto e molto di più avremmo potuto fare per un’agricoltura più competitiva. Non nascondo stanchezza e un certo isolamento in alcuni frangenti difficili, così come, per lealtà, non ho mai nascosto la mia contrarietà ad alcune scelte operate dalla Giunta”.
Nel frattempo, i Rossomori hanno motivato la loro decisione di lasciare la coalizione di centrosinistra, ritirando la loro delegazione in Giunta regionale: “Il partito da oggi è ufficialmente all’opposizione”, ha detto il presidente Gesuino Muledda. A determinare la rottura tra il partito e la coalizione, i contrasti con il presidente Pigliaru e con il Partito democratico: “I problemi interni alle correnti del Pd hanno impedito alla coalizione di lavorare in squadra e il presidente Pigliaru ha alimentato le divisioni – ha spiegato il segretario nazionale Marco Pau – Noi abbiamo provato più volte ad attivare un confronto serio su temi importanti come il lavoro, la lotta alla povertà, la vertenza entrate i trasporti e la sanità ma non ci siamo riusciti”.
Un Pd, che secondo Muledda, “ha rinunciato alla sua tradizione autonomista e federalista, coi suoi massimi rappresentanti istituzionali che si sono appiattiti sulle posizioni del Governo. Lavoreremo per mettere insieme un raggruppamento di forze sardiste, sovraniste e indipendentiste per un programma di autogoverno. In ogni caso non andremo mai con il centrodestra”. Raccontando di un vertice di maggioranza, convocato per mercoledì prossimo a Tramatza, riservato ai consiglieri regionali senza la presenza dei partiti, il consigliere regionale Emilio Usula ha evidenziato che si tratta di “un’ulteriore prova della volontà di delegittimare le forze politiche che fanno parte della coalizione. In questi due anni di governo siamo stati sempre leali, abbiamo provato a offrire il nostro contributo ma non siamo stati ascoltati. Sul referendum Pigliaru ha deciso di giocare da solo la partita senza ascoltare le diverse voci del centrosinistra. Ha perso malamente e ne deve prendere atto”.
L’altro consigliere regionale dei Rossomori, Paolo Zedda, ha posizioni differenti rispetto a quelle assunte dal Consiglio nazionale, ma ha deciso di restare nel partito. Inoltre, l’uscita dalla maggioranza dei Rossomori comporta anche lo scioglimento del gruppo consiliare “Soberania e Indipendntzia”, perciò i due consiglieri aderiranno al Gruppo Misto. (red)
(admaioramedia.it)