Come nel 1958 un gruppo di genitori si unirono per lottare e far cambiare le leggi di una società che seppelliva nell’isolamento e nell’indifferenza le persone con disabilità fondando l’Anffas, i protagonisti sono sempre genitori pionieri alla ricerca di nuove strade per far valere i diritti dei propri figli.
È il caso di Giorgia, genitore adottivo ed ancora prima affidatario, che ha dovuto combattere con tutte le forze per veder riconosciuto il suo diritto di madre. La sua storia è quella di tanti genitori che mossi da amore incondizionato si rendono disponibili ad accogliere, amare, crescere e custodire i troppi bambini che vivono nelle Casa famiglia. Dalla disperazione e dalle lotte esasperanti di questi genitori è nata la proposta di legge “Fillus de anima”, che da troppo tempo vaga e che finalmente ha trovato la strada: Si tratta di un sistema integrato di interventi e servizi in materia di adozioni ed affidi. Ora speriamo arrivi nell’Aula del Consiglio regionale in tempi ragionevoli. La proposta è il frutto di un complesso lavoro di sintesi tra l’esperienza di vita, in seno alla società civile e al mondo dell’associazionismo familiare, ed un lunghissimo iter mai compiuto di due differenti proposte di legge, presentate da forze politiche di centro destra e di centro sinistra: la prima del 2010, a firma di Pierpaolo Vargiu; la successiva del 2016, a firma di Rossella Pinna. La Sardegna non ha mai avuto una legge che disciplinasse affidamento e adozioni. Questa volta, la proposta di legge “Fillus de anima” è stata depositata, il 29 maggio 2019, da Stefano Tunis e cambierà radicalmente la ‘gestione’ dei servizi del Comune in materie di affidi e adozioni, disciplinando alcuni punti che diventeranno essenziali affinché i bimbi, che oggi vivono nelle Casa famiglia, possano finalmente essere accolti ed essere parte di una loro esclusiva famiglia.
Oggi non sappiamo quanti minori si trovino fuori famiglia. Domani avremo un monitoraggio puntuale e aggiornato del numero, e della collocazione e del “genere”. Oggi collochiamo il 90% dei minori presso Case famiglia e/o strutture private a carico dei Comuni ed il 10% presso famiglie affidatarie. Domani vorremo invertire le percentuali, affinché la permanenza in struttura si limiti a periodi brevi e si procrastini solo in caso eccezionali. Per esempio, a Cagliari, 200 minori in strutture, 6 in affidamento familiare. Oggi non esiste una procedura ‘protocollare’ standard e trasparente per le adozioni (nazionali ed internazionali) per cui si può essere in possesso di idoneità e mai chiamati per anni ed anni, oppure godere di attenzioni arbitrarie. Oggi non c’è alcun supporto alle famiglie al dopo affidamento o al dopo adozione. Eppure, poche esperienze ‘mettono alla prova’ come l’adozione per le coppie che diventano famiglia e come quando i bambini adottati si trasformano in adolescenti. Domani si potrà supportare le famiglie anche nelle fasi successive alla conclusione dell’iter adottivo, non con il giudizio, ma fornendo loro sostegno psicologico e sociale, in casa e a scuola. Oggi abbiamo leggi e protocolli che regolamentano l’allontanamento familiare e la collocazione in struttura dei minori che funzionano ‘alla perfezione’ (ed infatti fatturano milioni), ma il nostro intento è dare ai bambini una famiglia ed alle famiglie un sostegno.
Ci sono tematiche che sono trasversali, non hanno colore o credo, hanno una valenza universale, e per essere ‘portate’ hanno necessariamente bisogno di una forza comune che le supporti. L’annosa problematica degli affidi e delle adozioni è una sfida da portare avanti. La prima grossa difficoltà che si incontra quando si parla di affidamento, di adozioni, di allontanamento dei minori dalla propria casa, quindi della capacità di accoglienza del territorio, è quello di capire quali sono i numeri del fenomeno. In particolare, se si cercano i dati relativi alla Sardegna. In Italia, secondo l’ultimo dato disponibile 2014, ci sono 35.000 ‘minori fuori famiglia’, a cui si aggiungono ogni anno circa 400 neonati abbandonati alla nascita, a fronte delle domande di adozione che si attestano stabilmente oltre 10.000. Per ogni bambino dichiarato adottabile in Italia – si stima- che ci siano dieci coppie di genitori disponibili all’adozione, a conclusione di un lungo e faticoso percorso di conoscenza e crescita di sé e della coppia. Ovviamente questa disparità tra necessità e offerta crea una frustrazione diffusa tra le famiglie, che dopo un impegno così importante, vedono trascorrere un lungo lasso di tempo accompagnato dalla speranza che pian piano si trasforma in delusione e frustrazione. Anche per queste ragioni molte coppie decidono di diventare genitori ricorrendo alle adozioni internazionali.
Essere genitori adottivi è un percorso complesso e impegnativo che richiede il coraggio di affrontare sfide complesse, davanti alle quali molti desistono. Ottenere l’idoneità all’adozione o anche se meno formale l’idoneità all’affidamento, è soltanto la prima di queste sfide. Perciò, l’obiettivo prioritario è migliorare e snellire l’attuale sistema esistente, i cui limiti ed elementi di criticità sono rappresentati, prima di tutto, dalle lungaggini e dalle duplicazioni degli interventi attualmente posti in essere. Ben venga la possibilità di un nuovo impianto del sistema fondato su una rete di servizi integrati, volto a coprire l’intero territorio regionale e assicurare una reale omogeneità e trasparenza delle prestazioni.
Stefania Loi
(sardegna.admaioramedia.it)