Si ipotizzano di questi tempi collegamenti frequenti con aerei (piccoli) tra Sardegna, Corsica e Liguria, tra Sardegna, Corsica e Toscana. Si ipotizzano anche metropolitane sottomarine tra Sardegna e Corsica. Progetti fattibili? Che otterranno fondi europei per sostenere la probabile antieconomicità iniziale dei collegamenti?
Tra un po’, torneranno le castagne in Italia. Anche in Corsica, la regione centrale dell’Arcipelago occidentale italiano, dalle cui coste si vedono a occhio nudo la Sardegna che dista appena 12 chilometri, Capraia che è a meno di 30 e l’Elba a circa 50. Non si vede la Francia perché è lontana, a più di 150 chilometri. La Corsica ha foreste di pini, faggi, betulle e querce, ma è il castagno, piantato costantemente dalla Repubblica marinara di Genova tra il XIII e il XVIII secolo, l’albero simbolo della Corsica; il castagno, che veniva chiamato l’albero del pane, perché con le sue radici dava legna per i caminetti, col fusto legna per la falegnameria e la carpenteria, e con i frutti farina per il pane.
Poi anche a Genova prevalsero miopia regionalistica e imprudenza, di cui approfittò la Francia per sottrarle la Corsica, che ancora oggi occupa, presidiando i porti di Bonifacio, Ajaccio, Calvi e Bastia, situati in posizione strategica per il controllo del Tirreno settentrionale. La lotta contro gli invasori transalpini per l’indipendenza della Corsica venne condotta da Pasquale Paoli, nato a Morosaglia, nella Castagniccia (territorio dal nome di chiarissima provenienza); ma il 9 maggio 1769, a Ponte Nuovo, i soldati di Paoli vennero sconfitti dai transalpini di Francia. Ancora una volta nella storia d’Italia, una sua regione, in questo caso la Corsica, viene occupata da una potenza straniera, a causa della sua aspirazione ad una indipendenza pseudo nazionale, invece che ad una efficiente autonomia regionale nell’ambito del condominio geografico nazionale italiano. E così tra un po’ torneranno le castagne in Italia, ma non la Castagniccia. Non ancora.
Va bene parlare di collegamenti aerei e di metropolitane subacquee, che in qualche modo rendano consapevoli gli abitanti di Sardegna, Corsica e Toscana della loro identità di italiani. Nel frattempo, però, si potrebbe affrontare la realtà con maggiore immediatezza, stanziando fondi da parte della Sardegna, della Corsica e dell’Italia, senza aspettare soccorsi transalpini, per potenziare i collegamenti tra la Sardegna, la Corsica, e Piombino o Livorno sulla costa toscana, che sono più vicine all’arcipelago sardo-corso-toscano di quanto non sia la Liguria. Farlo, oggi, per avvicinarci ad essere noi stessi non solo geograficamente e linguisticamente, ma anche politicamente.
Claudio Susmel (da “Oblò”)
(admaioramedia.it)