Articolo 27 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: “Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici”.
Avanguardia è un termine da lessico militare, le Avanguardie erano le truppe miliziane di Giulio Cesare che dovevano penetrare le truppe del nemico, guerrieri e soldati mitologici, epici, eroici, di fatto kamikaze che andavano incontro alla loro catastrofe annunciata. Dalla metà dell’Ottocento del secolo scorso le avanguardie erano le milizie degli artisti di frontiera e di ricerca contro l’Accademismo ufficiale, leader illuminati di una massa bieca dinanzi alle mutazioni del tempo. Con questo spirito si relazionavano in Italia i Macchiaioli a Firenze, al Caffè Michelangelo, non avevano scopo e successo, avevano un mercante (Diego Martelli) che non è mai riuscito a venderli, come artisti si legittimavano a vicenda scambiandosi le loro opere, deliberatamente si sono chiamati fuori dal sistema dominante per auto verificarsi. Le Avanguardie, una ventina d’anni dopo, criticavano la produzione Accademica che selezionava e determinava a Parigi ‘saloni dei rifiutati e degli indipendenti’. Per Lenin, all’inizio del Novecento, il percorso artistico e quello politico erano la chiave della Rivoluzione, l’Avanguardia era la parte evoluta delle masse, stiamo parlando della seconda metà dell’Ottocento e della prima metà del Novecento.
A Cagliari un’Accademia non c’è mai stata. Alla metà dell’Ottocento nel Regno di Sardegna e poi nell’Italia unita, un’Accademia di Belle Arti neanche si sapeva cosa fosse e oggi tutta la storia dell’arte cagliaritana dal dopoguerra a oggi fa capo al Liceo Artistico “Foiso Fois”, i docenti post quarantenni che insegnano al Foiso Fois sono i primi nella storia ad essere passati per un’Accademia di Belle Arti (non frequentata a Cagliari dove non c’è mai stata). Perché scrivo questo? Perché c’è soltanto una posizione d’avanguardia possibile a Cagliari, in un secolo dove quello che un tempo erano le Accademie è diventato il mercato dell’arte con le sue quotazioni e scale di valore imposte, quello d’investire sulla propria formazione, cultura, memoria e ricerca artistica locale, attraverso quella didattica e dialettica dell’arte che soltanto un’Accademia di Belle Arti può portare in un territorio culturalmente e artisticamente abbandonato e di frontiera come quello dell’attuale Cagliari città metropolitana, dove gli artisti residenti non hanno nessun tipo di sistema istituzionale dove formarsi e confrontarsi.
In uno scenario come questo di che cosa dovrebbero ragionare gli artisti a Cagliari quando s’incontrano al bar? Il mercato dell’arte esiste da sempre (ma non a Cagliari), nell’epoca moderna si è espanso con la diffusione e la divulgazione dell’arte stessa, evasa dalle Accademie e in confronto dialettico (e didattico) permanente con le Accademie. Per capire la professione del gallerista, bisogna comprendere che nasce per intermediare un numero sempre crescente di consumatori che non poteva relazionarsi direttamente con l’artista, questo ad Amsterdam, a Parigi, come a Londra, provate a chiedervi se tra questo processo e la storia delle rispettive Accademie di Belle Arti ci sia una relazione…
Mimmo Di Caterino
(admaioramedia.it)