Alcuni interventi di autorevoli opinionisti, apparsi sulla stampa locale sarda alcuni giorni fa, mi consentono di fare una pubblica riflessione su un argomento delicato e complesso come quello dell' immigrazione. Si invitava a ricordare quando ad aver fame e paura eravamo noi. Ecco, io penso che ci si debba soffermare sulla parola "quando". La fame e la paura per l'avvenire in Sardegna non rappresentano il passato remoto, ma sono stati d'animo e situazione ben presenti e più radicate di quanto si voglia pensare nell'attuale società sarda.
Pensiamo a quanti nostri corregionali oggi si ritrovino alle prese con una situazione economica familiare angosciante, pensiamo a tutti i disoccupati, a chi non riesce a pagare il mutuo della casa perché ha perso il lavoro e non riesce a trovarlo, a tutti coloro che in silenzio si ritrovano oggi senza un minimo di reddito a causa della cancellazione degli ammortizzatori sociali, pensiamo a tutte quelle giovani coppie che non riescono a sbarcare il lunario e a causa della precarietà non sono in grado di programmare un domani decente per loro e per i propri figli. O pensiamo a tutti quegli imprenditori che hanno chiuso l'azienda, o si sono uccisi, a causa dell'oppressione fiscale. Non parlerei di quando. La fame e la paura sono un problema odierno in Sardegna e in Italia.
Ecco perché ritengo ingiusto parlare di razzismo. In Sardegna non vedo razzismo, vedo solo grande preoccupazione e amarezza causate dall'ingiustizia di assistere alla continua discriminazione che lo stato italiano mette in atto nei confronti dei propri cittadini. E' duro accettare una situazione di totale contraddizione per la quale lo Stato da un lato non aiuta e crea ogni tipo di ostacolo ai propri concittadini e dall'altro una quantità enorme di risorse vengono destinare ad un'accoglienza che fa acqua da tutte le parti. Non è vero, e lo sappiamo tutti, che tutti i profughi sono dei rifugiati politici. La questione è molto più complessa: ci sono anche persone che sono convinte di trovare in Italia e in Europa una nuova America in termini di opportunità e di lavoro, opportunità che purtroppo non ci sono. E queste persone si affidano alla criminalità locale per arrivare nel nostro Paese. E ci sono personaggi legati al terrorismo e che vengono con l'intenzione di delinquere nelle nostre città.
Non è facile per tanti nostri concittadini che lottano ogni giorno per sfamare la propria famiglia accettare di vedere in giro tantissimi migranti appena arrivati in giro per Cagliari o per Sassari con l'iPhone ultimo modello e il tablet e che vengono ospitati in hotel con vitto e alloggio gratis. O i tanti episodi di microcriminalità che vedono coinvolti, anche in Sardegna, immigrati e che aumentano la percezione di insicurezza dei nostri concittadini. I Sardi sono un popolo molto solidale e lo dimostrano in tante occasioni, anche in questa, ma ritengo sia ingeneroso parlare di razzismo o di intolleranza se solo qualcuno prova a mettere in discussione una situazione che è oggettivamente ingiusta. Non è corretto accusare di razzismo chi osa mettere in dubbio politiche fallimentari come quelle adottate dall'Europa e dal governo sull'immigrazione. Il problema andava e andrebbe gestito diversamente a livello europeo e quelle popolazioni andrebbero aiutare nei loro paesi, le partenze dall'Africa dovrebbero essere bloccate immediatamente, sarebbe auspicabile assistere ad una rivoluzione copernicana delle politiche legate all'immigrazione.
Mi piace riportare l'appello da alcuni vescovi africani lanciato nei giorni scorsi e rivolto ai giovani dei loro paesi. “Non fatevi ingannare dall’illusione di lasciare i vostri Paesi alla ricerca di impieghi inesistenti in Europa e in America” e da qui l’invito ai giovani del continente “a guardarsi dagli inganni delle nuove forme di distruzione della cultura di vita, dei valori morali e spirituali” e a non cercare soluzioni ai loro problemi al di fuori del proprio Paese, ma a lottare invece per costruire una società migliore: “Utilizzate i vostri talenti e le altre risorse a vostra disposizione per rinnovare e trasformare il nostro continente e per la promozione della giustizia, della pace e della riconciliazione durature in Africa”.
Va fermata questa immane tragedia in cui centinaia di persone muoiono in mare o dentro i camion solo per un nuovo business mascherato da accoglienza. Non sarà così purtroppo e i problemi legati all'accoglienza aumenteranno per un semplice motivo: la fame e la paura per il presente e per il futuro sono ben radicati nella società italiana e sarda, non sono retaggi di un passato che non esiste più. Ed è per questo che tanti cittadini onesti avvertono si una discriminazione, nei loro confronti.
Marcello Orrù – Consigliere regionale
(admaioramedia.it)
33 Comments
Carlo Deiana
Mi piacerebbe tanto sapere come sbarcano il lunario i quasi 50 mila “migranti” presenti in Sardegna.
Vittorio Atzori
Non capisco tutto questo darsi da fare per i (migranti) e lasciare abbandonati i cittadini italiani in difficolta.
Antonio Manunta
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OnestiPiuma
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FrancescoCalico
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