PALLACANESTRO, Davanti alla stampa un Sardara razionale ed un Sacchetti di poche parole

13 Giugno 2015

La conferenza stampa pre-finale sembra una chiacchierata fra amici e si trasforma in una bella lezione di umiltà da parte del presidente Sardara che dà subito l’idea di come la società stia vivendo questo momento magico. Sardara sostiene che la sua visione attuale dell’annata sarebbe stata perfettamente identica, anche se Sanders non avesse segnato quel canestro a fil di sirena in gara sette con Milano. Pur non pronunciando la parola scudetto, ammette però che “la stagione da magnifica può diventare fantastica” ma lancia un messaggio ai tifosi puntando sulla razionalità e chiedendo di non “farsi prendere troppo la mano mantenendo i piedi per terra”. Un discorso da presidente vero che traccia pero anche un solco temporale quando dice che il progetto finanziario/aziendale è databile nel lungo periodo 2011/18 e che, trofei già vinti e ed eventuali nuovi trionfi non cambieranno quelle che sono le potenzialità della struttura economica della Dinamo.

L’asticella, eventualmente, verrebbe alzata solo fra tre anni. Avvicina la Dinamo al Barcellona come apporto e vicinanza dei suoi 4.000 soci abbonati e promette che la Dinamo sarà ancora lì a “rompere le scatole a tutti". Insomma, uomo con grande entusiasmo ma che sa che deve far quadrare i conti e che forse è spaventato dagli eccessivi (ma legittimi) entusiasmi della piazza poiché conosce i suoi polli e sa che una sconfitta in finale, al tifoso medio, farebbe dimenticare i successi già ottenuti.

Dopo Sardara è la volta di Sacchetti, che dedica alle domande dei giornalisti solo cinque minuti perché l’allenamento incombe, ma in realtà è il suo pragmatismo che lo induce a parlare il meno possibile prima della serie. Parlando delle grandi differenze tra Sassari e Reggio, fa sorridere: “Loro sono molto bianchi e noi molto neri”. E “ero convinto di esser già in vacanza a dedicarmi alle mie attività e invece siamo qui a giocarci il tricolore”, sottolinea che se ci fosse appagamento i suoi giocatori non avrebbero capito nulla. Mentre si alza dal tavolo della conferenza stampa, un applauso lo accompagna idealmente verso la finale.