Nel convegno “Sardegna in rete: benefici e opportunità del networking culturale” è stato presentato il progetto Mud-Museo digitale del Mibact, che ha come obiettivo la digitalizzazione dei Musei Italiani. Il progetto, che inizia dalla Sardegna, si propone di aggregare anche i vari musei e luoghi minori di interesse culturale. L’obiettivo è di stimolare una riflessione sulla valorizzazione del patrimonio culturale, coinvolgere le istituzioni, le imprese, gli enti e le società che operano nel territorio e stabilire strategie mirate a dare concreta attuazione ad un progetto condiviso.
L’incontro prende spunto dalla pubblicazione del sito www.musei.sardegna.beniculturali.it del Polo museale della Sardegna, dove sono inclusi i maggiori musei dell’Isola e che si connetterà con i poli museali di tutte le regioni italiane per offrire un sistema informativo integrato. L’interesse principale è la sua utilizzazione per lo sviluppo turistico: la Sardegna – così come tutta l’Italia – ha un enorme patrimonio culturale che dev’essere adeguatamente proposto alla potenziale clientela turistica. E’ stato firmato un accordo tra la Regione e il Polo museale che rientra proprio in questa logica e naturalmente c’è da augurarsi che si vada oltre i 13 musei e siti archeologici e artistici seguiti direttamente dal Polo museale, ma anche tutti gli altri minori o non adeguatamente valorizzati. Molto importante è che si sia stabilito lo stretto legame tra cultura e turismo e che siano tanti gli interessati. L’iniziativa è ottima, c’è da dire ‘finalmente’ si fa qualcosa che sembra concreto e realistico.
Però, ci sono alcune considerazioni da fare: l’utilizzazione del web è assolutamente necessaria, ma non si può ritenere che possa essere conclusiva, questo è il timore pensare che possa risolvere il nostro grande problema e difetto: l’insufficienza della conoscenza. La Sardegna e il suo patrimonio culturale non sono conosciuti e non si può pensare che un sito su Internet, anche se molto ben fatto, possa bastare. Innanzitutto, occorre che l’oggetto della ricerca sia almeno vagamente noto: in altre parole si può fare il servizio più bello sulla «civiltà nuragica» o su Sant’Efisio o sulla Sardegna, ma se chi fa la ricerca non ne ha almeno una pallida idea non andrà mai a cercare maggiori notizie o altro. Si chieda a un qualunque americano o russo o cinese cosa sa della Sardegna, del suo patrimonio culturale e ambientale e dei suoi eventi. E se non sa nulla andrà mai a cercare notizie sui nuraghi o altro su Internet? In secondo luogo, c’è da rilevare che purtroppo le cose non vanno molto bene per il turismo culturale. Esaminando con attenzione i dati disponibili si può notare che tra il 2017 e gli anni precedenti vi sono state in molti casi diminuzioni dei visitatori o aumenti modesti e non conformi al movimento turistico. Lo si può constatare a Cagliari con il Museo Archeologico e a Pula con l’area archeologica di Nora, aumentati molto meno dei turisti. Non si conoscono ancora statistiche sull’attività turistica di altre zone, comunque a Cabras sono diminuiti gli ingressi al Museo mentre sono aumentati nell’area di Tharros ed alla Torre.
Esaminando i siti che fanno parte del Polo museale sembra ci sia una certa confusione: ci sono musei, monumenti, ma pure zone archeologiche all’aperto dove tuttora si svolgono lavori di ricerca e studio. Dopo la recente riorganizzazione e suddivisione di competenze tra Poli museali e Soprintendenze Archeologica, Belle Arti e Paesaggio, sembra che il settore archeologico sia diventato secondario e quasi subordinato. Questo appare un po’ strano, tenendo conto della sua importanza per l’Italia e in particolare per la Sardegna dove, tra l’altro, è la Soprintendenza – assente al convegno – che si occupa delle ricerche, che da le concessioni ai Comuni per la gestione dei siti archeologici. Io sono di un’altra generazione, adopero il pc e utilizzo Internet e non credo che fare la promozione completamente su questo mezzo sia sufficiente. Non critico l’accordo, anzi, ma penso non si possa fare a meno di qualcosa di stampato, piccoli libri, opuscoli, con semplici descrizioni e qualche foto, non opere costose. E’ un problema di informazione, di promozione turistica. Ci sono tanti ‘utenti’ che potrebbero essere interessati alla cultura e all’ambiente della Sardegna, alla «civiltà nuragica» o alle chiese romaniche, che non frequentano il web. E si deve arrivare anche loro.
Si può avere una conferma diretta: negli anni passati si era fatta una ricerca per verificare la rispondenza turistica di un evento come la festa di Sant’Efisio. Il risultato era stato deludente. Alla richiesta di provvedere ad una maggior e più ampia informazione si era risposto che sarebbe stata fatta su Internet. Ora si sono avuti dati più aggiornati e completi. I risultati sono sempre molto deludenti, non è migliorato quasi niente.
Gianfranco Leccis
(admaioramedia.it)